A tutti coloro che vedono nel capitalismo la causa di ogni male, il compianto Steve Jobs dovrebbe essere in queste ore motivo di liete e rassicuranti riflessioni. Con la propria intelligenza, creatività, buongusto e fiuto del marketing, Jobs ha creato da zero, nell'arco di una breve vita, la seconda società americana per capitalizzazione di mercato dopo la Exxon, che è in pista da oltre un secolo. Non ha fatto soldi dai soldi, costruendo transazioni finanziarie che si gonfiano con castelli di prodotti derivati. Non ha fatto soldi tagliando sui costi dell'azienda, riducendo il personale e automatizzando e standardizzando la filiera produttiva. Anzi dell'assistenza del personale al cliente ne ha fatto un vessillo. Non si è arricchito truffando la clientela con materiali di bassa qualità. Non ha fatto soldi pompando l'aria fritta con testimonial e donnine creando un brand con una finta narrativa da dar da bere ai consumatori. Infine, non era un grande scienziato o matematico con qualità irraggiungibili per la gente comune.
Ha creato un prodotto solido, intelligente e originale. Lo ha fatto crescere, lo ha seguito con maniacale controllo, al limite della tirannia con i propri collaboratori. Ha pensato il prodotto dalla A alla Z come una propria creatura. Ha seguito una filosofia profonda della libertà che lo ha ispirato e ha reso il marchio Apple unico al mondo per originalità di stile. Ha dato un'anima a un oggetto che ci ha migliorato la qualità della vita senza essere necessariamente di moda o lusso. Pur avendo l'eleganza di un capo di moda. Ha fatto un prodotto intimamente legato alla propria persona, diventata negli ultimi anni una leggenda. Il che gli ha dato un forte vantaggio sulla concorrenza, anche se non si è potuto permettere di imporre prezzi troppo alti, perchè ha da sempre operato in un settore in cui competere è come nuotare in una vasca di pirana. Un prodotto come si deve, come il Mac di Steve Jobs, nasce peraltro da un'intuizione, non ha spesso bisogno di grandi investimenti, dato che l'incubatore è un garage o un bar dove si è discusso con entusiasti soci-amici davanti a una birra o un bicchiere di vino. Quella che si chiama la soglia d'accesso ha un biglietto d'entrata dal costo ridicolo. Jobs ci ricorda che si può fare soldi e creare benessere senza doverci snaturare, senza dover barare, senza dover sfruttare, senza dover ungere le ruote corrompendo, senza dover chiedere sussidi, senza fare colpi gobbi o prendere scorciatoie de noantri parassitando gli appalti pubblici. Jobs ha fatto affidamento sulla forza della propria mente e un pensiero libero. In questo somiglia a certi imprenditori italiani che hanno creato splendide realtà negli ultimi 30 anni. E può essere l'esempio di ciò che deve fare l'Occidente di fronte alla concorrenza a basso costo di Paesi emergenti come Cina e India. Peraltro, se i soldi sono il metro, in una società capitalista, ebbene anche a questo gioco Jobs ha battuto tutti. Ci ha dato una grande lezione. Immaginare e realizzare un sogno. Anche e soprattutto questo è capitalismo. Quello intelligente e non quello furbo. Quello strategico e non tattico. Quello più potente e dal volto più umano. Riposi in pace.