La inesorabile asfissia dell’economia inglese

Se l'Eurozona piange il Regno Unito ha poco da ridere. I dati resi noti oggi dall'Ufficio nazionale di statistica riflettono un'immagine crudele del Paese: la crescita del secondo trimestre anzitutto è stata rivista da 0,2% a 0,1%, l''equivalente di un vero ristagno. Gli Usa nel periodo hanno fatto 1,3% e la bistrattata eurozona lo 0,2%. Quanto peggio, è emerso che la buca recessiva in cui si è infilato il Regno Unito è molto più fonda di quanto previsto in precedenza: -7,1% tra il secondo trimestre del 2008 e il terzo trimestre del 2009 rispetto al -6,4% stimato in precedenza. Peggio di ogni altra grande economia europea. Da fine del 2009 l'economia è tornata a crescere, ma  poi ha ripreso il singhiozzo negli ultimi tre mesi del 2010 crollando dello 0,5%, per poi recuperare altrettanto nei due trimestri successivi e ora tornare a scendere a zero con prospettive assai probabili di una nuova recessione in questa seconda metà dell'anno. Risultato: finora l'economia è risalita a un terzo del cratere in cui si era cacciata e le restano ancora 4 punti percentuali per tornare dove era a metà 2008.  Il tutto mentre i consumi sono paralizzati con un tuffo dello 0,8% nello stesso periodo, il peggior dato dal primo trimestre 2009. Il supermarket Tesco, il più grande del Paese ha reso noto per i primi sei mesi una crescita dello 0,5% delle vendite, il peggiore dato da 6 anni a questa parte. La gente capisce che l'uscita dal tunnel sarà lunga e si sente soffocare.

Parlando al Congresso del partito conservatore, che ha chiuso oggi i battenti a Manchester, il premier David Cameron ha ammesso che la situazione è seria e ha incoraggiato i concittadini a ripianare i debiti delle carte di credito. Una prova di impotenza dato che sugli altri fronti non ha annunciato alcuna misura significativa volta a rilanciare la crescita. Non ha dato alcun segno di deflettere dalla linea del rigore, a costo di fare strillare nuovamente coloro che sostengono che il Governo sta asfissiando la ripresa. E farsi criticare per rimanere paralizzato nel bel mezzo della crisi. Ma i Tory non ci sentono: per loro l'unica via d'uscita per una sana riscossa è prima di tutto il risanamento dei conti pubblici. Non c'è un piano B come molti chiedono o almeno non è dato saperlo. Comunque la situazione è grama e all'orizzonte si profila nuovamente in modo concreto la possibilità che la Banca d'Inghilterra si rimetta a stampare la moneta con il volto della regina Elisabetta, il cui acronimo QE significa, guarda caso, anche l'ormai noto "quantitative easing". 

  • Daniele Meloni |

    Back to the gloomy Seventies? tempo fa ho letto un bel libro di Dominic Sandbrook sugli anni ’70 – ‘State of emergency’ si intitolava – e siccome di quegli anni avevo letto e visto peste e corna, alla fine mi sono fatto l’idea che non sono stati così male nonostante tutto – super-inflazione, scioperi,crisi petrolifera. Heath sarà anche passato alla storia come un perdente, ma era un politico e un conservatore con la C maiuscola. Questi sono pubblicitari alla ricerca di ‘catch-phrase’.

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