Bastone, bisturi o ricostituente per i teppisti inglesi?

Con l'andare del tempo iniziamo a farci un'idea dei protagonisti dei disordini di due settimane fa in Inghilterra. Erano tra i 15 e 30 mila giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni al 90% maschi. Solo a Londra sono stati perpetrati 3mila reati. Finora circa 1.900 persone sono state arrestate e  1.100 sono state incriminate e in attesa di processo. E' tanto? E poco? E' un fenomeno di cui allarmarsi? A leggere le cronache anche più comprensive nei confronti di questi giovani, nessuno, dai media, alla polizia, ai sociologi, a quelli dei servizi sociali ha osato affermare che si sia trattato di rivoltosi con una causa da difendere. Tutti tristemente rilevano che si è trattato di puro saccheggio. Violenza consumista, diremmo noi. Il che ci porta a una conclusione preoccupante. Siamo di fronte a un serbatoio di alcune decine di migliaia di giovani alienati che non hanno alcun valore e non si muovono per contestare la società in cui si trovano ma vogliono solo profittarne "à la carte" come pare loro. Certo, c'era un elemento di risentimento contro la polizia: le forze dell'ordine hanno la loro parte di colpa per non avere fatto nulla per migliorare i rapporti con queste comunità ai margini della società. Molti hanno però criticato la polizia per avere agito in modo troppo esitante e politicamente corretto per paura di essere disciplinati per condotta razzista. Che dire?


Il premier Cameron ha intanto promosso la linea dura. I processi stanno avvenendo per direttissima con condanne severe, anche fino a 4 anni solo per avere incitato ai disordini su Facebook. Da più di una parte si sono levate critiche contro la severità delle pene. I sociologi ricordano che in Inghilterra questi fenomeni, dall'inizio degli anni '80, avvengono ormai in modo ricorrente. Esiste quindi un problema di fondo da risolvere. I conservatori sostengono che, a questi giovani, che hanno completamente perso il principio di autorità, la polizia deve tornare a fare paura per ristabilire il rispetto sociale. Ma il rischio è quello di riempire le prigioni di disadattati che torneranno a delinquere non appena scarcerati. Cameron parla di Broken Society che va riparata. L'ex premier Tony Blair è entrato in scena dicendo che la società inglese non è peggio di altre e non è col manganello che si risolve un problema non solo inglese ma sempre più comune ad altri Paesi occidentali. A suo avviso ci vogliono politiche più mirate, che dosino la cura famiglia per famiglia, come egli aveva iniziato a fare alla fine del suo mandato. I detrattori hanno subito notato che sotto i laburisti il Governo ha speso fiumi di danaro per risolvere il problema con politiche di welfare to work, sostegno alle madri singole e ogni tipo di incentivo. Il pessimo risultato è sotto gli occhi di tutti. Ma al di là delle analogie mondiali a noi pare che si tratti di un problema particolarmente inglese: per quanto in Scozia ci siano ampie sacche di povertà che vivono di welfare, non ci sono stati mai disordini del genere. Lo stesso vale per il Galles. Una malattia che, secondo l'ultimo numero di "The Economist" ,  non si può più  risolvere con le deportazioni in Australia, come nell'800 vittoriano, né riempendo le prigioni in mancanza di posti di confino. Tutto sommato sono poche decine di migliaia di giovani che hanno fatto un grosso danno. Alcuni verrebbero tentati nuovamente di porre il problema sotto lo zerbino, sperando che si estingua da solo. Ma ormai siamo di fronte a violenze sempre più ricorrenti ed è assolutamente inaccettabile che una società civile che si rispetti tolleri un " margine d'errore" che porti a un costo sociale del genere. Avere trentamila alienati  è come avere trentamila socialmente handicappati, non prodotti dalla natura, ma dai propri consimili. E' ormai tempo, come ha rilevato The Economist, che ogni inglese senta proprio un  problema di cui deve farsi carico. Come? Forse  come hanno fatto quelle persone che, a rischio della vita, sono intervenute privatamente per dissuadere i teppisti da ulteriore violenza. Una volta era normale in una normale comunità coesa che ci si autoregolasse, perché tutti si conoscevano. Una comunità è tale solo quando si autoregola, non quando la regola le forze dell'ordine.  D'altra parte, per ora, dalla politica, al di là dell'inevitabile repressione, non pare giungano idee di alcun genere.