La folle corsa alla concorrenza dell'ultimo decennio nel mondo anglosassone è arrivata alla resa dei conti. Il 2011 sta diventando l'anno in cui i nodi vengono al pettine. Nella finanza, una massa di debito pubblico emesso nel 2008-9 per salvare il debito delle banche e dei cittadini privati sta spingendoci sull'orlo di una crisi senza precedenti di debito sovrano. Nei media, la caccia alle vendite e alla pubblicità sulle ali dell'ultimo scoop che non guarda in faccia a nessuno, ha mostrato i risvolti più disumani e cinici, oltreché illegali del modus operandi del gruppo Murdoch. Resto peraltro convinto che presto sapremo come non solo il neo-suicidato News of the World non era l'unico giornale del gruppo Murdoch a seguire questi metodi disinvolti, ma anche altri giornali tabloid al di fuori della cerchia del magnate anglo-americano-australiano. Murdoch era semplicemente più competitivo e agguerrito degli altri e aveva spinto ormai il gioco alle estreme conseguenze. Il suo gruppo aveva infatti fortemente danneggiato due capisaldi fondamentali del mestiere, violando la legge in due campi: aveva corrotto la polizia inglese per avere notizie riservate e violato crudelmente la privacy non solo dei ricchi e famosi ma di poveri sofferenti cittadini che, loro malgrado, si trovavano in un vortice di attenzioni che faceva notizia. Murdoch è in grave crisi: ha perso due collaboratori chiave: l'attempato Les Hinton, fedele sostegno da 52 anni e Rebekah Brooks, ad di News International, ramo europeo di News Corp che stamane ha dovuto subire l'umiliazione dell'arresto sulla scia di altri eccellenti arresti a NOW, tra cui l'ex direttore e in seguito ex portavoce di David Cameron Andy Coulson. Caduta Renekah ora a essere esposto alla prima linea di fuo si trova James, figlio di Rupert. James ha dovuto peraltro ritirare giorni fa la proposta di acquisto del 60% di Bskyb che News Corp non possedeva e dovrà ora lottare per rimettere in carreggiata il gruppo, correndo sul filo del rasoio. A noi comunque non interessa tanto stabilire che potrà accadere all'interno del gruppo nei prossimi mesi, quanto prendere atto che in Gran Bretagna è in corso un terremoto alla base di uno dei pilastri della società dell'informazione su cui il modello inglese si era finora basato: i media. E su questo fronte bisogna fare una riflessione equanime: se è giusto che venga passata dall'alto, per via statutaria e non più volontaria, una regolamentazione dei media che preveda dure sanzioni per i reprobi, è anche vero che bisogna evitare di gettare il bambino con l'acqua sporca. Gli eccessi brutali incarnati da Murdoch non devono infatti colpire un mondo, quello dei media, che in Gran Bretagna è il più indipendente del pianeta e ha fatto un ottimo servizio al cittadino, specie in un Paese dove il potere giudiziario è molto più addomesticato che in Italia. Avere una stampa inglese dipendente dal Governo, iper-regolata e ossequiosa, non servirebbe a nessuno. Ricordiamo infatti che se la Gran Bretagna ha sviluppato, specie a Londra, una società post-industriale dell'informazione di prima grandezza ciò è dovuto alla competenza, aggressività e indipendenza di giudizio dei suoi giornalisti, che hanno tenuto l'ambiente libero da distorsioni propagandistiche e false informazioni. Murdoch però ha spinto il gioco all'estremo ed era diventato manipolativo al punto che, ogni primo ministro, da Blair a Cameron, passando per lo stesso Brown - malgrado egli faccia oggi la vittima delle intercettaziuoni – gli aveva baciato la pantofola per evitare di essere attaccato una volta al potere. Ricordiamo peraltro che lo scandalo Murdoch in grandissima parte è stato portato allo scoperto grazie alla tenacia e aggressività di un altro gruppo editoriale: quello del Guardian, che ha fatto il proprio dovere fino in fondo, senza guardare in faccia a nessuno, neppure i colleghi di categoria. Morale: la concorrenza e l'indipendenza sono l'anima del giornalismo e i media inglesi hanno ancora tante lezioni da dare. Come il mondo della finanza mantiene ancora grandi professionalità e centri di eccellenza. Ma proprio le potenti pressioni concorrenziali hanno portato a strapotere, eccessi e, in ultima analisi, a danni estremamente gravi per la società che dovevano rispettivamente arricchire e informare.
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