A Londra rischio boutique per i mercati rionali

Quando accade, per un mercato alimentare, è l'inizio della fine. Il successo dà alla testa, sia alle autorità che gestiscono l'area sia ai negozianti. Questi, con l'andare del tempo, si spaccano  tra quelli che si arricchiscono a colpi di rincari e quelli che non tengono la concorrenza ed escono di scena. Il mercato diventa sempre più leccato e si trasforma in una parodia di se stesso, con prezzi inabbordabili. Resta intatto solo il guscio folcloristico della struttura che lo accoglieva, ma i venditori, malgrado le apparenze, diventano negozianti di lusso. E' successo anni fa a Covent Garden, è successo a Leadenhall Market e a Spitafields nella City ed è quanto potrebbe capitare al Borough Market di London Bridge e a Portobello Market a Notting Hill. La parabola di questi ultimi due l'ho vissuta di persona negli ultimi 18 anni. Uno dista poche centinaia di metri da dove lavoravo e l'altro a mezzo chilometro da casa mia.

Il Borough Market era un mercato all'ingrosso situato in una delle zone più povere di Londra. Fino a 15 anni fa era una scalcinata struttura vittoriana di ferro arrugginito cintata da una griglia entro cui si muovevano pallets e carretti che movimentavano casse di frutta e verdura. A fine anni '90 grazie anche all'intuizione geniale di George Nicholson, presidente dell'ente non profit che gestiva l'area, il mercato si è trasformato in vendita al dettaglio e, sull'onda del rilancio della parte Sud del Tamigi che fronteggia la City, è stato frequentato da banchieri, dai nuovi abitanti benestanti e da orde di turisti. Risultato: il Borough Market ha oggi la migliore scelta di Londra di frutta e verdura, pesce, carni e formaggi. Si trovano ormai i prodotti più esotici, come da Harrods. Attorno alle bancarelle hanno aperto negozi sempre più raffinati e ristorantini. E i prezzi sono decollati. Il che è un bene se tutti sono contenti. Ma ciò ha iniziato a ridurre la domanda, specie in un momento di crisi. E la gente va in giro più a guardare che a comprare, eccetto quando sciama tra le bancarelle che fanno panini. I nuovi dirigenti del trust, peraltro, hanno iniziato a litigare con alcuni venditori, come ha riferito The Observer : otto sono stati espulsi e tra i 120 rimasti serpeggia il malumore. Come spesso capita si creano le condizioni perchè un gruppo di "esuli" crei un nuovo insediamento. Il che è puntualmente accaduto a Maltby Street, a 500 metri più a Est. Quanto a Portobello, l'area alimentare si è ridotta a causa della chiusura di alcune bancarelle e i prezzi in rialzo, per quanto ancora competitivi, hanno spinto alcuni abitanti della zona a fare shopping a Goldborne Road, che con Portobello fa angolo nella parte Nord della via. Più in generale, tutta Notting Hill, che era un quartiere di piccoli negozianti che finora hanno tenuto fuori i rappresentanti delle catene di moda e del lusso, ha iniziato a patire dei folli rincari degli affitti che i padroni di casa hanno imposto sull'onda della fama del quartiere. Sono affitti che solo colossi del lusso possono permettersi come accade a Sloane Street o Bond Street. Il rischio dunque è che Notting Hill perda la propria originalità e diventi "pastorizzato" e banale con le stesse insegne delle grandi case di moda che stanno a Sud di Hyde Park. E' l'inevitabile ciclo del successo: l'avidità massifica e toglie originalità. Così va il mondo. D'altronde basti pensare che località ultra chic come Portofino,  Cannes o St. Tropez erano nati come pittoreschi villaggi di pescatori…  

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    è normale che accada..e se è vero che la storia è ciclica da qualche parte, magari piu verso la periferia, nasceranno altrettanti mercatini al dettaglio e così via…vedremo

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