Come Londra, Roma, e Vienna, Istanbul e' stata al centro di un grande impero. L'impero ottomano e' stato non solo un enorme territorio dominato da feroci guerrieri ma una civilta' progredita e sofisticata che, fino al XVII secolo, era per molti assai piu' avanti dell'Europa. Multietnico e multiculturale, fieramente islamico sul piano religioso ma aperto e tollerante nei confronti delle altre fedi monoteiste (ebrei e cristiani) il dominio dei turchi ha per secoli cementato e armonizzato una grande area del vicino oriente che ha compreso Egitto, Libano, Grecia, Balcani, Siria, Arabia, Iraq e Giordania oltre ovviamente, alla penisola anatolica. Con il collasso dell'impero, dopo la prima guerra , la Turchia ha avuto la fortuna di essere stata guidata da Kemal Ataturk, che ha visto nell'occidentalizzazione la salvezza del Paese. La formula ha funzionato talmente bene che, devo dire, la grande citta' mediorientale mi pare in forma molto migliore della massima parte delle citta' italiane del mezzogiorno d'Italia e per certi versi assai piu stimoloante della mia natia Milano. Visitarla per credermi.
Erano oltre trent'anni che non andavo a spasso per la grande citta' turca (ho camminato per chilometri) e i progressi che ho notato sono impressionanti. Non soltanto un balzo da gigante sul fronte dello sviluppo economico con con negozi opulenti ed eleganti e bar e ristoranti di gran fascino, ma anche sul piano del progresso civile. In citta' l'attivita' e' febbrile: attorno alla torre genovese di Galata, di la' delal Corno d'oro, tutta l'area e' in piena ristrutturazione con stabili eleganti e rinnovati la' dove una volta le vie erano fatiscenti. La criminalita' e' bassissima, il numero di persone che mendicano risibile, la gente e' educata e desiderosa di aiutare i turisti, le vie e i luoghi pubblici sono assai piu puliti che a Londra o Roma, i mezzi pubblici sono di nuova generazione. I monumenti sono tenuti in modo immacolato. Oggi, domenica ho assistito a un colossale "struscio" festivo con decine di migliaia di persone lungo il grande viale Yenicelirer Caddesi che porta alla piazza delle basiliche. Ovunque un clima piacevole e rilassato con adulti in pace con se stessi e giovani sorridenti, coscienti di vivere in un Paese in pieno boom e fiduciosi in un futuro radioso. A giudicare dalle recenti rivolte dei Paesi nordafricani viene da riflettere su quanto la formula secolarista di Ataturk, che ha lasciato ai musulmani turchi tutta la loro dignita' religiosa pur aprendoli al progresso, sia stata geniale. Ma quanto piu' conta e forse rattrista noi occidentali e' vedere quanto una citta', che ancora 20 anni fa era del terzo mondo, oggi e' la piu' popolosa d'Europa. Istanbul ha infatti triplicato la popolazione a oltre 13 milioni di abitanti compiendo passi da gigante rispetto al resto d'Europa e, in particolare, al nostro meridione d'Italia chiuso e provinciale. Possiamo immaginare Roma o Napoli diventare poli tanto attraenti non solo per il nostro Paese ma per la regione mediterranea tanto da triplicare la popolazione? In mancanza di crescita, ovviamente ordinata, il rischio del declino e' dietro l'angolo e cio' difficilmente puo' essere arginato finche' non saranno presi per le corna nodi come la criminalita' organizzata, la corruzione, la mancanza di coordinamento attorno a progetti ambiziosi e i micropoteri d'interdizione z livello locale e comunale. Cosi' siamo riusciti a farci scavalcare anche da Paesi islamici o emergenti che fino a pochi anni fa erano guardati dall'alto al basso. Istanbul nel caso specifico sta ritrovando il proprio cosmopolitismo e con esso torna a mettere le marce alte del vecchio impero diventando un centro d'attrazione per una regione enorme. L'italia sprofonda nel provincialismo tra lazzi, battutacce e inazione. Mai come in questi giorni sto misurando con mano cio' che e' progresso e cio' che e' decadenza.