Quando i calciatori giocano a Monopoli

Rooney Passati sono i tempi in cui un calciatore inglese, alla fine di un'onorata carriera, lasciava il campo di football e apriva un pub o un negozietto di articoli sportivi. Erano i tempi in cui i migliori giocatori della Premier League guadagnavano quanto un direttore di filiale di banca: l'equivalente di 100/200 mila euro lordi l'anno di oggi. Finiti son quei tempi. Il recente scandalo che ha coinvolto l'idolo Wayne Rooney, reo di essere andato a prostitute mentre la moglie Coleen (qui raffigurati) era pesantemente incinta, ha aperto tra i tabloid, oltre alla solita ipocrita indignazione, la solita caccia ai conti in tasca. Rooney varrebbe infatti circa 35 milioni di sterline (45 milioni di euro). Se la povera Coleen decidesse di fargli causa, hanno calcolato i giornali, potrebbe strappare, sull'onda dell'emotiva solidarietà del pubblico, almeno 10 milioni. Una buonadote per costruire un piccolo impero dato che, in virtù della fama di cui già gode e di una buona prospettiva professionale da modella e testimonial, potrebbe alla lunga fare molti più soldi del marito, che deve sfruttare una carriera inevitabilmente più corta. Parliamo di cifre da capogiro. In effetti, a guardare bene, il calcio è diventato sempre più un business e sempre meno uno sport. Quando vediamo un calciatore di una squadra nazionale o di una grande squadra di calcio dovremmo infatti immaginarlo come una media impresa che trotterella su un campo. Con tutti gli impegni e le preoccupazioni finanziarie che questa comporta nel bene e nel male. Quanto tempo gli resta per pensare a giocare bene?


Il mondo delle mogli dei calciatori (Wags) è a propria volta un settore molto ambito. Divenire compagna o legittima sposa di un asso della pedata proietta immediatamente alla fama, con tutti i vantaggi economici che ciò comporta per essere pagati a posare in servizi giornalistici o indossare vestiti come testimonial. Victoria Beckham, la meno dotata in termini canori delle Spice Girls, ci ha fatto una carriera saltellando accanto al marito David Beckam e mettendoci del suo una serie di smorfie e travestimenti. Insomma, l'unione fa la forza e dato che il calcio è sempre più un business anche fuori dal campo, due valgono più di uno specie se lavorano in coordinamento. Questo è mancato recentemente a Rooney  che rischia di pagare caro con una causa di divorzio. La gente dirà: ma perchè i media inglesi devono sempre impicciarsi di affari privati? Le scappatelle non sono parte integrante della vita, specie della gente famosa? Un asso come George Best non era un impenitente e famoso Dongiovanni? Tutto vero, ma ci sono alcune considerazioni da fare. Prima di tutto, da chi va in nazionale e rappresenta un Paese, ci si attende un certo livello di standard etici. Inoltre, dato che il calcio è sempre più spettacolo e sempre meno sport, a maggiore ragione, dati gli interessi in gioco, da un calciatore ci si aspetta la responsabilità che mostrerebbe l'amministratore delegato di un'azienda. Ruolo che il Ct Fabio Capello svolge in modo professionalmente impeccabile cercando di tenere assieme un gregge di milionari egoisti e a volte sbandati che danno l'impressione di svolgere una professione non più per passione ma solo per opportunismo. Fortuna che Rooney si è riscattato segnando contro la Svizzera. Rendendo giustizia a Capello, che aveva garantito per la preparazione della squadra. Ma francamente, ci sembra sempre più penoso dovere assistere a storie di sesso e danaro che con il calcio non dovrebbero avere molto a che fare. Il sesso in sè è comprensibile anche se non giustificabile: la carne è debole. Ma quando uno vive permanentemente sotto i riflettori miracolato da una doccia di monete d'oro, ha anche degli obblighi morali verso il pubblico di poveri cristi che lo idolatra e lo assume a modello di vita.