Premetto che ho molti amici ciclisti. E che tutti i giorni giro per Londra con la mia Vespa. Ammetto dunque che chi pedala faticosamente sospeso su un sellino ha il diritto all'onore delle armi rispetto a chi smanetta comodo seduto su un sellone. Ammetto che i motociclisti/scooteristi non sono una categoria raccomandabilissima, specie quando ingaggiano inseguimenti a slalom tra le auto. Detto questo, devo dire che, raramente, ho visto in una città tanta aggressività quanta se ne vede a Londra tra chi va in bici. Ho fatto un piccolo studio a proposito e credo di parlare con cognizione di causa. In Italia, a Milano in particolare, dove sono spesso di passaggio, i ciclisti sono gente rilassata che si gode la vita. Raramente portano il casco e spesso vestono come piccoli lord o come signore eleganti, usando il mezzo di trasporto con nonchalance. Certo, sempre più spesso li troviamo sui marciapiedi a fare il pelo ai poveri pedoni, che ormai, tra macchine posteggiate e moto, sono quasi ridotti ad arrampicarsi sui segnali stradali o sui lampioni in cerca di spazio. A Londra il ciclista è un prodotto di un altro mondo.
Partiamo da un'altra piccola premessa. Fino alle bombe nella metropolitana di Londra, nel luglio del 2005, di biciclette nella capitale se ne vedevano ben poche. Solo le moto iniziavano a fare capolino sulla scia del boom dei nuovi modelli della Vespa. Dopo gli attentati, che hanno allontanato molti dalla metropolitana, la progressione dei ciclisti (e in minore misura dei motociclisti) è stata esponenziale. Certamente è un bene per la salute di chi pedala e per il ridotto inquinamento, ma un vero flagello per la circolazione. Visti dall'angolo visuale di chi va in moto c'è da mettersi le mani nei capelli. Personalmente cerco sempre di tenere le distanze perchè non so mai che reazione possa avere il ciclista con cui mi imbatto. Vanno sempre di corsa facendo gare tra di loro, raramente rispettano i semafori e al rosso iniziano già a posizionarsi in mezzo alla strada al di là dei segnali pronti a scattare. Spesso ai semafori tirano dritto, confidando nei propri muscoli e riflessi. Il loro fine, si direbbe, è quello di provare ai motociclisti con qualsiasi sotterfugio possibile l'inutilità del loro mezzo di trasporto dato che riescono a coprire la stessa distanza nello stesso tempo. I motociclisti, specie quelli con veicoli di cilindrate piccole e medie, vengono disperatamente tallonati, a costo di qualsiasi scorciatoia e sotterfugio. Forti del fatto che non possiedono una targa, nella grande maggioranza non rispettano il codice stradale. E, in una rincorsa verso il peggio tra di loro, seguono sempre più la legge della giungla, tagliandosi la strada e sfidandosi l'un l'altro a passare col rosso o a schizzare tra un marciapiede e un semaforo agli incroci. Il loro abbigliamento la dice tutta.E' infatti rigorosamente da bicicletta, anche perchè in buona parte tutti dispongono di spogliatoi in ufficio e dunque possono trasformarsi dopo il lavoro o prima di entrare in ufficio in tanti piccoli Superman o Flash Gordon con tanto di divisa di ordinanza. Alcuni sono talmente impallinati nel vestirsi ed esibirsi da sembrare veri e propri corridori all'inseguimento della maglia rosa. Altri vestono più casual ma rigorosamente con pantalone corto e gambetta ignuda. Per le donne che amano esibirsi è spesso motivo di sfoggio delle proprie forme con tute aderenti. Tutti portano rigorosamente caschi ultramoderni di varie marche con occhiali da sole dai colori psichedelici che vanno dal verde all'arancio passando per il blu. I pedali in massima parte sono a innesto a baionetta. A ben guardare il ciclista londinese rappresenta l'allegoria dell'aggressività del mondo anglosassone rispetto al garzone scanzonato dalle ciabatte infarinate che pedala nelle bassa padana dei film di Fellini. Comunque mi fermo qui perchè inizieresta a pensare che sono fazioso. Un'ultima confessione: tre anni fa sono stato investito la sera, mentre ero in Vespa, da un ciclista a fari spenti sbucato a tutta birra da un marciapiede . Nessuno dei due grazie a Dio si è fatto male e, dato che il giovane di belle speranze oltre a non avere assicurazione non aveva neppure i soldi per ripararsi il ciclo ho lasciato perdere. Ma da allora credo di avere onorevolmente saldato il debito con la società ciclistica londinese e non ho più remore a criticarla. Facendolo a fin di bene a giudicare dal crescente numero di incidenti (di cui numerosi mortali) che colpiscono i ciclisti. Da pochi giorni peraltro il sindaco-ciclista Boris Johnson, mio amico personale, ha tappezzato Londra di bici pubbliche come a Milano. Nella città Meneghina il colore è beige giallastro. A Londra le bici sono blu rigorosamente in linea con i colori della banca Barclays che le sponsorizza. Se pensavamo di avere già abbastanza ciclisti-corridori indisciplinati ci sbagliavamo. Ora tutti possono diventare Fausto Coppi per poche ore. Va detto a onor del vero che le bici del comune sono carrettoni da 23kg con un cambietto a tre marce. Forse è la volta che vedremo fiorire a londra una nuova categoria di ciclisti di stampo più…milanese. E che mi ci metta a cimentarmi anche io. Lanciare in corsa i catafalchi che offre il comune è infatti mpresa senza dubbio ardua. Parola di chi, di nascosto, ha provato anche lui….