Ci sono forse categorie più interessanti da utilizzare per capire quanto sta succedendo. Certamente la prima è l'emergenza nazionale del debito, che obbliga a una sorta di Governo di salute pubblica. In secondo luogo la governabilità: i due partiti, con oltre 360 seggi, hanno tutti i numeri per Governare (la maggioranza è di 326) permettendo un buon margine laddove alcuni deputati di entrambe le formazioni si astengano al voto o votino contro leggi che non si sentono di sottoscrivre. Un'alleanza con i laburisti, più ideologicamente simile, sarebbe stata fragile come una cartolina a causa di una maggioranza infima di qualche voto, esposta continuamente ai franchi tiratori. Più importante forse ancora è il fattore opinione pubblica: aritmeticamente Conservatori e liberaldemocratici hanno raccolto il 59% dei voti ma da un recente sondaggio emerge che questa coalizione ha il plauso del 64% dell'elettorato con un appoggio, in particolare, dell'87% degli elettori conservatori e del 77% dei liberaldemocratici. Inoltre, assai importante da rilevare, è l'anagrafe dei due leader: sia David Cameron, il nuovo primo ministro, sia Nick Clegg, il liberaldemocratico suo vice, hanno la tenera età di 43 anni. Cameron è il più giovane premier da oltre due secoli. Clegg sprizza gioventù da tutti i pori e, in un Paese in cui la gioventù, contrariamente all'Italia, è considerata una virtù in sè, l'accoppiata al Governo offre certamente motivi di speranza rispetto all'ormai "vecchio" 59enne Gordon Brown. Ancora più interessante forse il fatto che i due leader, due ragazzi di buona famiglia, con ottima educazione alle spalle, abbiano subito trovato un'istintiva intesa: pacche sulle spalle, toni civili, sintonia sul modus operandi al di là del profondo fossato ideologico. Cameron si è preso un grosso rischio offrendo il vicepremierato a Clegg e coinvolgendolo nel cerchio ristretto delle decisioni del Governo. Il vecchio Vince Cable, l'ex-cancelliere ombra dei liberaldemocratici dai trascorsi laburisti, ha ottenuto una forte voce in capitolo sulle decisioni del neo-cancelliere conservatore George Osborne. Dalla cabina di ministro dell'Industria e Business, Cable avrà infatti un'importante voce in capitolo nella riforma del sistema bancario. Infine, tante differenze di fondo, a guardare cinicamente, non vengono per nuocere: l'euroscetticismo dei conservatori e il forte filoeuropeismo dei liberaldemocratici paradossalmente serviranno a neutralizzarsi l'un l'altro: gli ultimi hanno interesse a non accelerare su un'adesione all'euro in un momento in cui la valuta europea è alle corde e i secondi hanno interesse a stemperare le loro critiche all'Europa in un momento di crisi. I liberali hanno interesse a essere più decisi nel taglio delle spese e potranno giustificare ai propri elettori l'onere della coalizione. Lo stesso vale per i "tory" che si troveranno " costretti" a tenere la tassazione alta. E così via per molte altre posizioni politiche. Insomma, la combinazione di Cameron e Clegg, almeno in questa fase, può essere paradossalmente utile a entrambi i partiti e il Paese potrà realmente trarne beneficio. Se poi l'alleanza sarà destinata a durare per 5 anni ossia una legislatura, come ha auspicato Cameron, è tutto da provare. L'inizio però è stato sorprendente. Strano ma vero la formula della coalizione, un'anatema per la politica inglese, pare funzionare.