Londra è la città degli stranieri per antonomasia. Fondata da stranieri, gli antichi Romani, la capitale britannica ha avuto senso nei secoli in funzione della sua proiezione verso il mondo. Inizialmente centro di scambi con l'Europa e poi cuore del più grande impero coloniale della storia, la grande città, tra alti e bassi, è stata negli ultimi tre secoli la camera di compensazione del pianeta. Se dovessimo trovare un'immagine-simbolo della metropoli questa è il London Eye, la grande ruota panoramica che gira davanti a quello che fu il Comune di Westminster. Una ruota come quella della roulette, che simbolizza il gusto della scommessa degli inglesi. Una ruota che ricorda il ciclo della fortuna e gli alti e bassi della vita. Mille volte data per sconfitta, la città ha saputo puntualmente reinventarsi e fare sentire la propria voce nel mondo intero. Da 20 anni Londra, che ha per secoli guidato un impero di oltre un miliardo di persone, ha ritrovato uno straordinario vigore facendosi a propria volta colonizzare da oltre 2 milioni di stranieri, al punto che un abitante su tre oggi è nato all'estero. La grande crisi ha però invertito nettamente questa tendenza e, in particolare, gli stranieri ricchi e affluenti hanno iniziato da oltre un anno ad alzare le tende. E' indubbio che siamo davanti a una chiara fase di declino. Ma quanto è grave questo trend? Ed è vero che se la città perderà occupati nella finanza saprà rifarsi in altri settori come musica, cinema, accademia, architettura, arte, musei e turismo come molti auspicano? La risposta è "ni".
Una serie di studi assai interessanti svolti per il comune di Londra all'inizio degli anni duemila ha infatti messo in chiaro che quella che va sotto il nome di industria della conoscenza e che impiegava nel 2007 circa 600mila persone nella capitale nei settori che abbiamo citato, ha dovuto la propria fortuna essenzialmente al buono stato di salute della City. Perchè? Perche i banchieri e i finanzieri, con tutti i difetti che da mesi vengono spietatamente elencati sui media, oltre a essere pornograficamente ricchi sono mediamente colti e sofisticati. Da qui il fiorire del mercato dell'arte, delle manifestazioni culturali, della moda, delle università e dei media che, guarda caso, hanno tutti il loro quartier generale attorno al Miglio Quadrato o a Canary Wharf. L'infinità di lavori ancillari come il dog sitter, gli istruttori di ginnastica, gli shop assistants, i centri di fitness i grandi ristoranti, i negozi di antichità sofisticati, i negozi di delicatessen, i club sportivi e i circoli di tennis si sono alimentati con la ricchezza di questi signori. Pensare, come molti auspicano, a una City nettamente ridimensionata e a una vita autonoma di questo settore dei servizi è una pia illusione. Pensare che Londra, che ancora 40 anni fa aveva il 25% della forza lavoro nell'industria e oggi ha oltre il 90% degli addetti nei servizi, possa tornare alla meccanica è una fiaba. Pensare che tutti i giovani, ricchi e poveri, che sono giunti nella capitale in questi anni per avere un'esperienza stimolante e diversa si accontenteranno di vivere una vita che potrebbero menare a Monaco, Berlino, Marsiglia Milano o Zurigo è un'altra illusione. Intanto, un fatto è certo: sempre più persone, compresi molti miei conoscenti che lavoravano nella City, hanno perso il lavoro e stanno tornando a casa o cercano di fare fortuna in altri centri finanziari. Questi, come abbiamo visto con lo scoppio di Dubai e le alterne fortune della Svizzera, non potranno mai divenire un'alternativa alla capitale inglese. Manca infatti l'ingrediente degli stranieri - che a Londra sono ancora centinaia di migliaia e formano il sostrato di qualsiasi opportunità futura – e manca la cultura della trasparenza e informazione che solo Londra può offrire in modo ottimale, tirando la volata all'industria della conoscenza. Ma, come sappiamo, i tempi sono durissimi, La Gran Bretagna, schiacciata da un'immensa mole di debiti, è condannata a ripagarli, oltre a pagare molte più tasse che in passato. Il tutto mentre i servizi continuano a costare una fortuna (trasporti specialmente). La tassazione decisa sugli stranieri non domiciliati, una tassa sull'eredità del 40% con una soglia esente di soli 350mila euro per erede, il rischio che arrivi una tassa patrimoniale e servizi che lasciano desiderare (con trasporti pessimi) stanno spingendo sempre più stranieri a fare due conti e a domandarsi che ci fanno in un paese noto peraltro per il tempo inclemente. E' però anche vero che, complice una crisi che non ha fatto sconti a nessuno in nessuna parte del mondo, nella capitale britannica non si è assistito all'esodo di massa che molti paventavano, E poi se si domanda ai nostri amici dove andrebbero a stare dopo anni passati a Londra, pochi vi risponderanno di avere individuato una soluzione alternativa realmente interessante. Così, tanti guardano in cielo al London Eye e attendono che la grande ruota della vita torni a girare in loro favore. A Londra, prima o poi, capita puntualmente. E' solo questione di tempo.