Gli ottimisti parlano di una rivincita dell'intelligenza. Prendiamo The Economist, che negli anni del boom di internet ha moltiplicato le vendite: oltre il 100% negli ultimi 10 anni e oltre il 50% in 5 anni. Del totale, secondo gli ultimi dati resi noti ieri, oltre metà delle vendite, pari a 800mila copie, sono negli Usa, alla faccia di un Paese dove è noto che non c'è grande bramosia di notizie internazionali. Ciò che è interessante è che il famoso settimanale britannico è fatto da non più di un centinaio di persone. Motivo di tanto successo certamente l'abilità di individuare argomenti originali e svilupparli in modo arguto, ma anche la capacità di adattarsi al nuovo mondo con un forte sviluppo della divisione online e l'utilizzo di strumenti come podcast che possono essere ascoltati sul proprio telefonino recandosi al lavoro. Quanto a Radio 4, con un budget di 4 milioni di sterline (5 milioni di euro) e uno staff di 25 persone (oltre a collaboratori), pagati tra i 40 e i 60mila euro lordi l'anno, riesce a inchiodare il pubblico e a fare tendenza con i notiziari della mattina, oltre ad offrire programmi intelligenti e ragionati. Il che, come faceva notare Sebastian Shakespeare, critico di The Evening Standard, fa assai riflettere, considerando che il noto programma settimanale di varietà di Jonathan Ross, un tipo scanzonato alla Chiambretti, con ospiti-celebrità in studio a getto continuo, costa da solo 6 milioni di sterline a puntata e che il presentatore-star tocca una retribuzione annua superiore a tutto il budget di Radio 4.Quando si dice che le retribuzioni riflettono le realtà del mercato non si dice sempre la verità.