Debito (pubblico) è infatti la formula magica usata dal premier Gordon Brown e dai suoi adepti, come Alastair Darling, per fare uscire dalla crisi un Paese che si è fortemente indebitato (privatamente). Con tre grandi banche e una piccola nazionalizzate a spese del contribuente, un pil in caduta libera – probabilmente in recessione del 3,9% secondo le ultime previsioni – e la prospettiva di entrate miserrime, si è infatti scavata una caverna nei conti pubblici. Il fabbisogno, in pratica il deficit da finanziare, schizzerà dal poco più del 3% del pil lo scorso anno a oltre il 12% nell'anno in corso, pari a 175 miliardi di sterline. Il rapporto tra debito netto e pil a sua volta salirà da una media virtuosa del 40% al 75%, a livelli vicini a quelli dell'Italia. Come faceva notare recentemente un economista, il problema della Gran Bretagna rispetto ad altre nazioni europee non è tanto la durezza della recessione, che potrebbe manifestarsi più acuta in Paesi come Italia o Germania, fortemente dipendenti dall'export e con prospettive di contrazione del pil superiori al 4% durante quest'anno. Il problema della Gran Bretagna è il dissesto della finanza pubblica che si è venuto a creare in un anno, con un'accelerazione senza precedenti dal dopoguerra. Alla generazione di Darling, che è la mia, e che nel bene e nel male ha potuto godere del maggiore periodo di benessere della storia dell'Umanità, è toccato l'amaro compito di trovarsi a operare sullo spartiacque di una dolorosissima transizione che costerà assai cara ai giovani d'oggi. Una cosa è certa: piuttosto che ridurre la finanza pubblica in penose condizioni e ora alzare fortemente le tasse introducendo un'aliquota massima del 50% dal prossimo anno (che sale al 61% con i contributi previdenziali) sui redditi superiori a 150mila sterline annue, forse era meglio che i laburisti promuovessero maggiormente la prudenza ai tempi delle vacche grasse. Quella prudenza che Brown aveva a parole sempre sulla bocca ma di cui in realtà si beffava bellamente, permettendo che venissero erogati mutui del 110% del valore degli immobili. Quei debiti ora qualcuno li deve pagare. Se non potranno più i singoli, sarà la comunità chiamata a saldare il conto. Ora, domani e negli anni a venire.