Il guado del New Labour dalle sponde liberiste a quelle dirigiste

Mandy  Peter Mandelson, fedele quanto controverso ex-braccio destro di Tony Blair e ora redivivo braccio destro di Gordon Brown, ha detto ciò che pareva indicibile in Gran Bretagna da 30 anni a questa parte. Il liberismo è morto e il dirigismo non è, in fin dei conti, una brutta cosa. Mandelson si è spinto fino ad ammettere cio che pareva finora inammissibile per un ministro britannico e cioè che, in fondo, l'interventismo statale francese è un modello che gli inglesi dovrebbero imitare..

Il neo ministro dell'Industria, che qui si chiama del Business, ha detto che non intende promuovere il dirigismo né è a favore di un'eccessiva interferenza statale nel mondo elle imprese. Ma ha aggiunto che, se gli inglesi avessero avuto una migliore programmazione nelle opere di infrastruttura, come trasporti ed energia nucleare, il Paese si troverebbe oggi in condizioni assai migliori. Il soggiorno a Bruxelles come Commissario Ue al Commercio ha messo Mandelson, che è sempre stato un eurofilo, nella condizione di apprezzare vieppiù i vantaggi del modello europeo continentale. Recentemente dal Governo si sono levate voci di crescente ammirazione per il modello scandinavo. E pochi giorni fa Hector Saints, chief executive della Fsa, l'ente regolamentare dei mercati finanziari britannici, ha detto che l'epoca del light touch, ossia dell'intervento leggero e dell'autoregolamentazione dei mercati è finita e che ora gli operatori < dovranno avere paura > delle autorità regolamentari inglesi. Allargando gli orizzonti ai conservatori la minestra non cambia. Con l'obbiettivo di compiere una manovra di aggiramento retorico su Brown, che continua a rifiutarsi di ammettere le proprie colpe oer l'attuale crisi economica, il leader Tory, David Cameron ha deciso di chiedere scusa egli stesso ai propri elettori, dicendo che il suo partito è stato correo di un eccesso di laissez faire dei laburisti e non si è opposto a sufficienza davanti al crescente e disinvolto utilizzo del debito privato e pubblico. Cameron si è spinto fino ad ammettere le colpe dei predecessori John Major e Margaret Thatcher che avevano posto le condizioni per un liberismo eccessivo. E che dire del re dei liberisti, l'ex Governatore della Fed Alan Greenspan, in gioventù sostenitore della iperliberista Ayn Rand nonchè estensore di un saggio in cui difendeva il capitalismo selvaggio in California alla fine del XIX secolo quando ogni compagnia ferroviaria privata costruiva la propria tratta a costo di creare doppioni? Questi tempi sono morti. Addio alla Reaganomics e al thatcherismo. Greenspan ha ammesso giorni fa che < in certe circostanze, per salvare il sistema, è ipotizzabile una nazionalizzazione delle banche purchè temporanea >. O tempora! O mores!

  • Davide |

    Il problema è che il liberismo vero è proprio è esistito solo dagli anni ’80 con Reagan e Tatcher, riapprofondito con Bush 2000-08.
    I liberisti affermavano la sola necessità di un “governo minimo”.
    Quello degli ultimi anni è un “governo inesistente”(in termini di regolazione su scala mondiale), che ha portato alla crisi finanziaria globale e ad una ri-crescita del gap di reddito tra ricchi e poveri.
    La “mano invisible” dei classici è la “mano del legislatore”.
    La soluzione non consiste nel ritorno al dirigismo, ma piuttosto una maggiore integrazione economica e politica, istituzioni comuni mondiali.
    Lo slogano “più stato, meno mercato” appare soltanto come un tentativo, da parte della politica, di rimpossessarsi del potere perduto negli ultimi anni(attraverso liberalizzazioni, indipendenza banche centrali,…).
    Le radici di ogni crisi stanno nella politica, non nell’economia.
    Cordiali saluti,
    Davide

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