Con un discorso banale e male recitato sull'antico legame tra cugini anglosassoni che è vivo e solido più che mai Gordon Brown, davanti al Congresso Usa, ha cercato di rilanciare un po' pateticamente il legame con i cugini americani, chiedendo loro di dare prova di leadership di fronte alla terribile crisi economica mondiale. Lodando Obama e dicendosi pronto a stare a fianco del vecchio alleato nella buona e cattiva sorte. Peccato che fino a pochi giorni prima aveva ribadito per l'ennesima volta in casa propria la tesi secondo cui tutto il male di questa crisi è venuto dall'America.
Mai un accenno di autocritica per avere presieduto, negli ultimi 12 anni, alle sorti dell'economia britannica. Brown ha ammesso che i Governi, compreso il proprio, hanno fatto l'errore di essere stati troppo condiscententi con il mondo della finanza che è uscita di controllo. Mai un cenno al fatto che nessuno in posizione di responsabilità abbia fatto un passo per arginare la bolla che è andata gonfiandosi tra il 2003 e il 2007. Tutti a ballare come le cicale fino a che la festa è finita. E ora Brown parla di nuovo ordine, si scaglia contro i banchieri rei di essere stati troppo avidi, chiede pesanti sanzioni contro i paradisi fiscali e promette castighi contro i finanzieri che sono stati troppo avidi e non intendono separarsi dal famigerato bonus della City. Fino ad accanirsi pubblicamente contro la pensione dorata del banchiere bancarottiere di Royal Bank of Scotland Fred Goodwin. Il Governo rincorre un facile populismo ora che la stalla è chiusa e i buoi sono scappati e dimentica di ricordare che finora ha chiuso tutti e due gli occhi, condannando la City a una lunga e penosa malattia dopo una crisi virulenta. A caccia di un po' della polvere di stelle che è rimasta attaccata a Obama, Brown ha parlato al proprio elettorato, cercando pateticamente di giocare ancora una volta al salvatore dell'economia mondiale elargendo ricette e consigli al giovane alleato. Il quale ha l'importante scusante di non esser stato quando nella stanza dei bottoni quando si creavano le condizioni per la rovina della finanza internazionale. Brown è stato invece correo con gli altri Governi in carica. Dare tutte le colpe agli Usa (quando è però a Londra, non quando è ospite a Washington) e avere ancora la faccia tosta di proporre formule per salvare il mondo, francamente è un poco sfacciato. Non a caso, dopo un momento di gloria nell'autunno dello scorso anno la popolarità del premier britannico è tornata a strisciare rasoterra.