Un film che vince otto Oscar balza immediatamente tra i primi dieci della storia della prestigiosa statuetta di Hollywood. Un Oscar per il miglior film gli inglesi non lo vedevano peraltro dal 1948, dai tempi di Hamlet con Laurence Olivier. Ma la vittoria di Slumdog Millionaire (in Italia noto come The Millionaire) vale ancora di più in questi tempi grami di crisi economica e tensioni protezionistiche. E' un trionfo della multiculturalità e della cooperazione tra il meglio delle forze fresche e giovani del cinema inglese e indiano. Danny Boyle, il regista di origine irlandese, Simon Beaufoy, sceneggiatore, (lo stesso di The Full Monty), oltre a un cast di eccezione, composto da giovani e giovanissimi attori anglo-indiani, hanno commosso l'America in virtù della spontaneità della storia.
Un film un poco polpettone, se si vuole, con una trama a lieto fine giocata abilmente a cavallo tra il nostro neorealismo del dopoguerra e il sogno Americano, con al centro un ragazzo che sopravvive alla vita spietata delle baraccopoli di Mumbai per poi vincere milioni a un quiz televisivo. Un film sulla solidarietà tra bambini diseredati e un atto d'accusa contro il nazionalismo indù contro i musulmani. Gli ingredienti per colpire gli spettatori ci sono tutti, ma sono giocati con grande professionalità. Dev Patel, che recita il protagonista nella parte del ragazzo diventato adulto, viene dai sobborghi di Harrow, a ovest di Londra. Ieri alla notizia della vittoria tutta la comunità era in festa. Come erano in festa milioni di indiani di Mumbai che, in virtù di un film intelligente e ben pensato, hanno ottenuto un posto al sole nel circo mediatico in virtù di tanti giovani attori e della cruda rappresentazione della loro città. L'America sta proprio cambiando: dopo l'ardita elezione di Obama, ha saputo premiare un film che di americano non ha nulla. Anche questo va a merito di un Paese che sa rinnovarsi. Così come i vecchi inglesi hanno dato prova di saper dare vita a una riuscitissima "fusion" con gli antichi indiani…In una ventata di giovinezza collettiva.