Complice la sterlina rasoterra, scesa a quasi un euro, e un'aggressiva politica di saldi nel periodo natalizio, Londra è stata oggetto di un assalto ai forni da parte dei cugini di eurolandia, sbarcati a frotte sull'isola a caccia di occasioni di shopping. Vari amici che hanno passato le vacanze nella capitale hanno notato che, in fondo, la crisi che tanti paventano non è parsa loro così grave: oltre ai negozi affollati hanno trovato pieni i ristoranti , i cinema, i teatri, i musei e tutte le maggiori attrazioni. Peccato però che ora la festa sia finita. Chi passeggi in questi giorni per la capitale nelle vie commerciali che espongono cartelli con saldi fino al 70% noterà infatti una desolazione spettrale. Nel triangolo della moda chic di Notting Hill compreso tra Westbourne Grove, Ledbury Road e Chepstow Road il mercoledì 14 gennaio alle 5 pm ho contato ben 42 negozi vuoti prima di vedere un avventore.
Lo stesso mi è capitato l'indomani mattina nella City nell'area commerciale di Cheapside. I negozi erano totalmente vuoti. Sempre a Notting Hill, dove abito, ho contato per la prima volta tre negozi chiusi in breve successione con i locali offerti in affitto. Il segnale è inquietante, perchè non mi è mai capitato di vedere tre chiusure in tempi così rapidi. E ciò in un quartiere benestante. Le statistiche peraltro non aiutano in questo periodo: l'associazione dei negozianti al dettaglio, i British Reatailers, ha detto infatti che, malgrado l'affollamento che i nostri amici italiani hanno notato, le vendite natalizie hanno subito il peggiore calo dal 1994. Certo, non è mai utile generalizzare e mentre alcuni grandi magazzini come Marks & Spencer sono andati male perchè nella fascia più alta dei prezzi dei supermarket alimentari (la gente sta scendendo ora di livello per risparmiare andando in catene come Waitrose e Sainsbury, altrettanto di qualità) altri, come Primark, che vende tutto a prezzi stracciati, hanno fatto scintille registrando un balzo del 18% nelle vendite nelle ultime 16 settimane terminate il 3 gennaio. La gente, insomma, ha finito i soldi. Dopo essere vissuta 20 anni a debito è costretta a ricostituire le scorte risparmiando. Si aggiunga che la disoccupazione, salita a 1,9 milioni da 1,5 milioni all'inizio dello scorso anno, butta male, con proiezioni a 3 milioni per la fine di quest'anno. Disoccupati in più, vuol dire consumatori in meno, con tutte le conseguenze del caso. I negozi che hanno svenduto i propri articoli a prezzo di costo (molti comprati con un euro a 1,50 cent sulla sterlina), se non sottocosto, hanno ridotto i margini quasi a zero se non hanno perso. Ora che si apprestano a fare ordini per il resto dell'anno si trovano davanti a una prospettiva grama, specie nei prossimi mesi prima dell'estate. Saranno i mesi più duri. Un ostacolo che per molti rischierà di rivelarsi insormontabile.