Dopo essersi accreditato come il pompiere del sistema finanziario internazionale con il piano di ricapitalizzazione delle banche e di garanzie sui crediti all’interbancario, Brown ha deciso di passare alla fase due della politica di salvataggio dell’economia mondiale, ponendo l’enfasi sul rilancio della spesa pubblica e su robuste politiche fiscali che non escludano anche tagli alle imposte. Il ragionamento, purtroppo assai pessimista, è semplice: lo stato di salute dell’economia mondiale è talmente cattivo che la leva monetaria rischia di essere insufficiente. I tassi stanno scendendo ovunque con pregiudizio per i risparmiatori che rischiano di ottenere interessi zero. Per stimolare l’economia, davanti all’inquietante prospettiva di una forte disoccupazione, non resta allo Stato che spendere e ridurre le tasse per stimolare i consumi.
Funzionerà? Al momento non ci sono alternative. L’unico modo per far funzionare il meccanismo al meglio secondo il Premier britannico è quello di dare vita a politiche coordinate su scala planetaria per stimolare la domanda globale, tenendo allo stesso tempo aperti i canali del commercio internazionale. L’idea riprende di peso le politiche keynesiane del New Deal di Franklin Delano Roosevelt. Obama sta già facendo capire che vuole andare in questa direzione. La Germania ha varato un proprio pacchetto di stimoli, come pure la Cina con una manovra da 500 miliardi di dollari. L’ironia della sorte è che è forse la Gran Bretagna ad avere le armi più spuntate dato che, se è vero che il rapporto debito netto pil è poco sopra il 40% e può ancora salire, il fabbisogno sta schizzando verticalmente, con il rischio di raddoppiare quest’anno fiscale oltre la soglia dei 50 miliardi di sterline per poi schizzare attorno ai 100miliardi entro il biennio. Il che si tradurrebbe in un rapporto tra deficit e pil superiore al 6%. Vari economisti notano che i margini di manovra per gli inglesi non sono dunque ampi e fanno notare come finora il Governo si sia impegnato per anticipare spese per un solo miliardo di sterline. Tagli alle tasse pare ce ne siano in vista e c’è già chi parla di una riduzione dell’aliquota minima del 20%. Ma sono tutte congetture. Il pre-budget dei prossimi giorni ci dirà quali sono le reali intenzioni di Brown. Per ora la buona volontà c’è. La strada segnata è quella buona ma c’è rischio che siano proprio gli inglesi quelli che faranno più fatica a batterla.