1) Il lato del "buffone". Bandane, trapianti di capelli, corna agitate in aria, abbronzature esagerate (queste ultime viste dagli anglosassoni tutt’altro che come indice di benessere ma di vita da gigolò) vestiti a effetto, atteggiamenti da sbruffone (in milanese bauscia) verranno regolarmente ripresi e sottolineati. Ognuno è libero di fare ciò che vuole ma ci saranno conseguenze. Londra peraltro potrebbe eleggere a sindaco Boris Johnson, un uomo acuto e intelligente ma noto oltre che per essere un giornalista e politico spiritoso e tagliente, anche un vero umorista al punto che ha partecipato a varie comiche televisive. Certo, l’uomo politico è meglio che sia un po’ grigio per non distogliere la gente con abbagli dai problemi reali. Ma ormai la tendenza è questa: vedere Sarkozy con Carla Bruni per credere. Paradossalmente dunque, sarà un settore in cui il Silvio nazionale sarà forse meno bersagliato.
2) Bugie e false promesse. Gli italiani sono considerati poco affidabili nel mondo. Se gli italiani, che se ne intendono di questi argomenti, accusano Berlusconi di esserlo a sua volta, significa per gli stranieri che l’uomo è da tenere particolarmente sotto osservazione. La bugia è il peggiore crimine nella società anglosassone. Se manca infatti la fiducia tra la gente l’intero impianto sociale si scolla e le leggi perdono sostanza perchè nessuno le rispetta. Bugie e false promesse sono come il miele per le mosche dei media anglosassoni che andranno a fare le pulci al nostro Premier rientrante. Il caso Alitalia, che pareva dovesse andare a una cordata di imprenditori privati e ora torna all’ovile Air France come da copione, passando per la russa Aeroflot per i cinici è un primo esempio. L’emergenza rifiuti (sparata sulle prime pagine della stampa mondiale) sarà il prossimo tema su cui Berlusconi sarà atteso al varco. E via elencando.
3) L’età. Berlusconi ha 71 anni e malgrado le cure estetiche, l’eterno sorriso e l’atteggiamento colorito è un conservatore un po’ passatello, criticato recentemente per posizioni un poco misogine, che deve misurarsi con colleghi come David Cameron, Gordon Brown, Sarkozy e Zapatero che hanno da 20 a 30 anni meno di lui. Gioca sul fatto che è un imprenditore e che ha il tocco di Re Mida. Ma è un imprenditore un po’ "parun", di un’altra generazione, dato che siamo nell’era di internet e della economia della conoscenza. Il lato del "self made man" avrà dunque meno richiamo che in passato.
4) I conflitti. E’ il tasto dolente su cui inevitabilmente tornano tutti gli stranieri. Può sembrare noioso ma i Paesi anglosassoni e in buona parte quelli occidentali vantano il fatto che il genere umano ha messo a segno una svolta epocale con l’invenzione illuminista della divisione dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) che ha permesso di fluidificare e accelerare la vita sociale rispetto alla vecchia cappa del singolo despota che tutto controllava (male). Vedere per credere i progressi fatti dall’Occidente democratico rispetto ai vari Sceiccati o a dittature asiatiche. L’arrivo della stampa come altro potere controbilanciante ha migliorato ancor più la situazione tanto che sono i Paesi a stampa più libera quelli che hanno sistemi economici più sofisticati. Ogni tentativo di impastare i tre poteri, di attaccare i giudici, ogni tendenza al monopolio dei media vene visto come un tentativo seicentesco di tornare a una società pre-moderna. In altre parole, il paternalismo e il forte controllo possono andar bene in azienda che ha una struttura più "dittatoriale" ma non necessariamente in un Paese moderno.
5) Il nazionalismo provinciale. Il nazionalismo è una qualità che il nostro Paese ha avuto o in dosi eccessive, con il Duce, o minime, specie nel dopoguerra. Una via di mezzo non sarebbe per nulla sgradita anche perchè è giusto che in certe situazioni Roma faccia l’interesse nazionale. Ma il nazionalismo becero per cui si attacca gli altri (Paesi stranieri o immigrati) o invoca il ricorso a un protezionismo anti-storico che può solo indebolire la nostra fibra economica verrebbe a propria volta criticato dall’estero. Sulla globalizzazione esistono dei miti: prima si temeva che il mondo sarebbe stato americanizzato e ora scopriamo che chi più ne ha risentito è stata la povera America e chi più ne ha tratto vantaggio sono i "poveri" Paesi emergenti come l’India. Berlusconi per anni si è detto liberista e ammiratore dell’America. Non può rinnegare queste radici pena essere criticato in base al punto 2).
Non sono grandi novità. Sono cose note. Ma i media stranieri, forse un po’ ossessivi e con poche idee fisse, reagiranno con matematica sicurezza ogni volta che penseranno di prendere in castagna il nostro nuovo Primo ministro su alcuni o tutti i punti sopraelencati. E’ già successo e rischia di ripetersi.