E’ caduto un nuovo Governo della Repubblica e subito i colleghi inglesi si affrettano a chiederci divertiti (bastava vedere le scene in Parlamento) che sta succedendo in Italia. Ti vien voglia di dare loro come sempre una risposta complessa, spiegando i vari equilibri all’interno delle coalizioni, i mandati esplorativi, le ipotesi elettorali, le posizioni dei singoli partiti, ma le incalzanti domande degli interlocutori, che vanno spietatamente al punto con implacabile capacità di sintesi (maledetti anglosassoni!) ti obbligano a un’autocoscienza che inesorabilmente ti porta a una conclusione: la complessità della nostra politica non è frutto di sofisticazione ma di una tremeda arretratezza.
I nostri politici non sono statisti capaci di tessere grandi tele ma sempre più dei dilettanti che irresponsabilmente (basta vedere Mastella in Parlamento e Cuffaro alla regione siciliana) seguono percorsi propri di piccolo potere che portano a una frammentazione alla lunga devastante. La complicazione è l’arma migliore per non governare, non dover rendere conto, fingere di seguire percorsi complessi, gestire alleanze fumose che il popolino non può capire. La mancanza di trasparenza è il brodo in cui questa politica si muove e in cui i responsabili di partito e i loro collaboratori perpetuano il loro potere. In Gran Bretagna un politico rappresenta il proprio collegio come un Vescovo cura la propria Diocesi o un pastore il proprio gregge, a cui deve rendere conto, un luogo che deve visitare una volta alla settimana in un pendolarismo massacrante per ascoltarne richieste, suggerimenti e lamentele degli elettori. E da cui, in ultima istanza, riceve il mandato di rappresentanza. Il politico italiano non deve rendere conto dato che i candidati vengono decisi dai partiti e l’elettore, trattato come un bambino, deve consegnare un mandato in bianco. La politica, in Gran Bretagna, funziona con i semplici e sani principi del marketing. Il prodotto politico da vendere, il programma, a cui si promette fedeltà, viene presentato in forma sommaria come messaggio semplice, e in forma articolata per chi volesse saperne di più. Tutto è scritto e schematizzato in un tesserino che viene distribuito agli elettori come pro-memoria di un contratto che si dovrà onorare. Compito del politico è di semplificare la complessità delle istanze in risposte chiare proponendo soluzioni chiare. La domanda politica deve avere una risposta finale offerta da pochi partiti. Mantenere la complicazione rispondendo alla domanda di politica in modo frammentato è un sistema medievale, fatto di tante piccole signorie che, incapaci di dare singolarmente una direzione al Governo, passano il tempo a farsi sgambetti, fare verifiche e usare poteri d’interdizione, come abbiano visto negli ultimi giorni. In fondo, questo gioco, per tanti anni ha funzionato perchè alla fine il Paese andava avanti, restava le sesta potenza industriale del pianeta, la qualità della vita rimaneva alta senza bisogno di spendere e molti avevano una seconda casa in cui andare in vacanza e dimenticare le miserie quotidiane. Ciò di cui non ci si accorge in Italia ma è sempre più evidente a chi sta fuori è che la musica è cambiata. L’Italia è un Paese che dà segni di strutturale declino e degrado, conta sempre meno nel consesso internazionale e attrae sempre meno gli stranieri che hanno una scelta sempre più ampia di alternative. Per i nostri governanti la complicazione non è più un’opzione. Non solo Il resto del mondo, confuso, ci volge sempre più le spalle, ma gli stessi elettori le volgeranno sempre più alla politica. Una riforma elettorale che elimini la miriade di anacronistici partitini è un passo ormai improcastinabile. Almeno per farsi capire dal resto del mondo..