Andy Banwell, 44 anni, guidatore di autobus, fallito 7 anni fa per un debito da 12mila sterline, aveva fatto una promessa a se stesso: < la prossima volta, se devo andare gambe all’aria, sarà almeno per un milione >. All’impegno preso è stato fedele… per un quarto. Forte di 17 carte di credito, gentilmente concesse da varie banche e finanziarie, quattro prestiti bancari da 25mila sterline l’uno e altre linee di credito minori offerte da finanziatori porta a porta, Banwell ha comprato per 250mila sterline (370mila euro), 4 pub nei dintorni di Bristol, convinto che l’amore per l’alcol gli desse un naturale vantaggio nel mestiere.
Purtroppo, l’impresa non gli è riuscita perchè gli interessi che doveva ripagare erano più alti dei profitti. Richiesto durante la trasmissione tv “Debt, the insider” come avesse fatto a ottenere tanti soldi, Banwell ha risposto disarmante: < semplice, li chiedevo e li ottenevo senza difficoltà >.
Il caso di Banwell è senz’altro al limite, ma il collasso della società di credito ipotecario Northern Rock ha fatto d’un colpo correre un brivido lungo la schiena degli inglesi che, dopo anni di danaro facile, temono sia arrivata la resa dei conti. Secondo dati della Banca d’Inghilterra, i cittadini britannici hanno accumulato debiti personali, tra mutui e prestiti bancari, per 1.355 miliardi di sterline, pari al 102% del prodotto nazionale previsto quest’anno. Del totale, 1.140 miliardi sono in mutui, garantiti dalla casa e 215 miliardi non garantiti, di cui 161 miliardi in prestiti e 54 miliardi legati in carte di credito. L’aumento dei tassi d’interesse, saliti fino al 5,75% e tagliati oggi al 5,5% dalla Bank of England dopo che ha fiutato vento di crisi nell’economia, sta accrescendo la pressione sui debitori più deboli: secondo Citizen Advice, un ente caritatevole che dà consigli alle persone in difficoltà, le richieste di aiuto relative a problemi di debiti personali sono aumentate del 20% nel 2006 a 1,7 milioni di casi. Quest’anno rischiano di essere molto più elevate, dato che da un paio di mesi, la crisi di liquidità sta rendendo le banche sempre più guardinghe nel concedere prestiti.
Dopo 60 trimestri di crescita ininterrotta dell’economia e un boom immobiliare che ha spinto gli inglesi ad aprire sempre nuove linee di credito, appoggiandole al valore crescente della propria casa, la pacchia sembra finita. Secondo gli ultimi dati resi noti dalla Halifax (gruppo Hbos), la maggiore banca di credito ipotecario inglese, i prezzi delle case sono scesi in Novembre dell’1,1%, il terzo calo mensile consecutivo, che non si verificava dal lontano 1995. Secondo la banca di credito ipotecario Nationwide in novembre è stato registrato il più forte calo di fiducia mensile (12 punti a quota 86) da parte dei consumatori inglesi.
A gettare benzina al fuoco, è stato un mese fa l’allarme lanciato dall’ex-presidente della Fed, Alan Greenspan, sul rischio che corre il settore immobiliare britannico. Parlando della bolla negli Usa Greenspan ha detto infatti che < per certi versi la Gran Bretagna è più esposta alla crisi di noi, dato che gli inglesi sottoscrivono in misura molto maggiore i mutui a tasso variabile e dunque esposti alle variazioni del costo del danaro >. L’economista Roger Bootle, fondatore del think-tank Capital Economics, da tempo pessimista sui prezzi delle case, prevede una correzione nell’ordine del 30-35% dei prezzi che potrebbe avvenire non di colpo, ma in maniera strisciante e per vari anni in forma di un ristagno dei valori. Secondo l’indice della Halifax, il colosso dei mutui immobiliari britannici, i prezzi delle case, giunti al primo picco nel 1989 quando scoppiò la grande bolla immobiliare, da allora sono scesi del 35% fino al 1996 per poi risalire e raggiungere, in termini reali, lo stesso picco nel 2002. Da allora sono saliti ulteriormente del 58%, un livello considerato non più sostenibile.
La crisi di Northern Rock sta dunque creando un clima da resa dei conti, un’ansia millenarista tra gli inglesi che temono di essere di fronte a una grande correzione. Il nervosismo è stato palese negli attacchi al premier Gordon Brown da parte dei partiti d’opposizione. David Cameron ha accusato il Governo < di avere alimentato una cultura del prestito e del debito, triplicando negli ultimi 10 anni il debito privato degli inglesi >. Vincent Cable, portavoce ombra del Tesoro dei liberaldemocatici, ha detto che Brown < ha alimentato un boom insostenibile. Il giorno del giudizio è vicino perchè questo boom è stato sostenuto non dagli investimenti o dall’export o da una forza lavoro altamente qualificata, ma dalla folle corsa del credito al consumo >. Parole pesanti. Il Governo si è difeso dicendo che i fondamentali dell’economia sono sani e che il pil sta crescendo a un ritmo sostenuto (3%) con l’inflazione sotto controllo (2,1%). Solo i prossimi mesi ci diranno se gli inglesi stanno attraversando soltanto “un brutto quarto d’ora” o se siamo all’inizio di una lunga penitenza.