Un’orgia finita in massacro per i media britannici

Maxmosleywinssuitgrandprixwidehoriz Le storie pruriginose a sfondo sessuale dispensate dai tabloid inglesi, note come kiss and tell, si sono mosse sempre in una zone grigia, a cavallo tra l’interesse pubblico e la morbosità. Spesso hanno avuto effetti dirompenti, troncando la carriera di uomini politici ipocriti che da un lato promuovevano i valori della famiglia mentre in privato si abbandonavano alle più basse nefandezze. Le dimissioni avvenivano perchè la persona mentiva davanti al Parlamento e dunque non era degna della carica pubblica. Questa volta però il patron della Formula 1 Max Mosley si è preso una bella soddisfazione querelando News of the World e vincendo la causa con un riconoscimento di danni morali per 60mila sterline (75mila euro). Secondo gli esperti è una svolta epocale nel diritto alla privacy britannico. Mosley era stato messo alla berlina dal tabloid che era riuscito a procurarsi la documentazione di un’orgia sado-maso di sapore nazista a cui il principe della Formula 1 aveva partecipato. 

La storia parte già con connotati limite, dato che il tabloid del gruppo Murdoch, probabilmente a conoscenza del "vizietto" di Mosley, si era accordato con una delle cinque prostitute che partecipavano al festino sadomaso (al prezzo di 500 sterline l’una) per filmarlo. La donna, nota come Woman E, pagata 12.500 sterline dal tabloid per la prestazione extra, è moglie di un agente segreto inglese che è poi stato costretto a dimettersi. Guarda caso Woman E non se l’è poi sentita di testimoniare al processo. Il giudice ha stabilito che i "connotati nazisti" dell’orgia non erano chiari e tutti da provare e che non c’era alcun interesse pubblico nel rendere nota la storia. News of the World , oltre ai danni, ha dovuto pagare le spese processuali per un conto complessivo di 900mila sterline (1,2 milioni di euro). Mosley, 68 anni, è figlio di Oswald, fondatore e leader del partito fascista britannico negli anni ’30. L’aspetto "nazista" dell’orgia, che è stato duramente contestato, fino alla vittoria in tribunale, era ovviamente un piatto troppo ricco per il tabloid. In Gran Bretagna non esistono rigide leggi sulla privacy, anche se il Paese è la patria delle querele contro la stampa. Ora Mosley vuole una vittoria totale e ha sporto denuncia per diffamazione con l’obiettivo di spellare il più possibile il tabloid e dare una lezione memorabile a tutto il settore. Da un lato la mossa può essere vista come una salutare lavata di capo a una stampa sempre più intrusiva nella vita delle celebrità che, oltre a importunarle (quando queste non sono conniventi ) ha l’effetto di alimentare una marea montante di storie-spazzatura. Mosley lamenta di essere stato danneggiato professionalmente, dato che è presidente della prestigiosa FIA (Fédération Internationale de l’Autombile) che rappresenta gli interessi delle industrie automobilistiche mondiali, oltre che essere l’organismo di governo della Formula 1. Al picco dello scandalo tutti lo avevano abbandonato e perfino l’amico di una vita, il ras Bernie Ecclestone, gli aveva chiesto di dimettersi. Il giornale ha inoltre esposto al pubblico dominio un vizio di Mosley di cui la povera moglie da 45 anni era completamente all’oscuro. Certamente Mosley ha subito un torto, ma l’intera storia è sconcertante e lo scollamento totale tra morale in senso profondo e diritto alla privacy fa riflettere. Secondo l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, < ormai questa sentenza rende assolutamente secondaria l’esistenza di un comportamento indecente, che sia esso tenuto in privato o in pubblico >.