Avete in mente la valanga? Parte con una piccola palla di neve, che lentamente cresce rotolando, fino a giungere al punto in cui inizia a ingigantirsi e accelerare con una forza inarrestabile. Il 2018 sarà un anno cruciale per capire se l’esodo di europei che è iniziato dopo il voto della Brexit resterà una palla di neve o si trasformerà in una valanga travolgente, se manterrà la portata di un ruscello, come si è mostrato finora, o diverrà un fiume in piena. Un fiume alimentato dall’esodo degli stessi inglesi più affluenti e cosmopoliti, che se ne stanno già andando per sfuggire al rischio di restare intrappolati nel declino di un Paese chiuso in se stesso. Dato che lo scorso anno non si sapeva molto della forma che prenderà la Brexit, quelli che se ne sono già andati sono avanguardie che hanno lasciato l’isola per motivi precauzionali. Sono in gran parte gli ultraricchi, quelli volatili che vivono viaggiando e hanno diverse nazionalità e dimore, che a Londra hanno mantenuto un piede ma non hanno più il cuore. O sono professionisti di altissimo livello (accademici, medici, scienziati) che possono trovare lavoro in altri luoghi e hanno deciso di dire sì a risposte irresistibili provenienti da altri Paesi. Tantissimi altri, che non appaiono nelle statistiche, hanno peraltro già un piano di fuga pronto, con le valigie al piede, nel caso le cose volgessero al peggio, come ha spiegato una recente inchiesta condotta presso numerosi cittadini europei dal periodico New Statesman e dal quotidiano The Independent.
Le prime statistiche relative al 2017 già iniziano a mostrare un ingrossamento delle file degli europei in fuga rispetto al 2016, quando il referendum del 23 giugno sulla Brexit iniziò ad avere effetti visibili soltanto nella seconda metà dell’anno. Dai dati dell’anno scorso, resi noti a fine febbraio, emerge che gli europei che hanno lasciato il Regno Unito sono stati 130 mila, il livello più alto da 10 anni, praticamente dallo scoppio della bolla finanziaria del 2008. Dato che sono però giunti molti più europei nello stesso periodo (220 mila) il saldo si è tradotto in una immigrazione netta di 90 mila europei. A vederla così, non pare un problema, dato che gli europei in arrivo superano abbondantemente quelli in partenza. Il fatto che allerta gli statistici è che il saldo si sta assottigliando, ai minimi da 5 anni. Lo scorso anno c’è stata una vera e propria caduta, dato che il saldo di immigrati era doppio (189 mila). Dunque non solo aumenta il numero di europei che lascia il Regno Unito, ma cala anche quello degli europei in arrivo. A leggere peraltro le statistiche ufficiali emerge che gli europei che hanno lasciato il Regno Unito lo hanno fatto per motivi di lavoro come pure per motivi di lavoro ne arrivano di meno. Le statistiche in questione si riferiscono al periodo concluso a fine settembre 2017. C’è da scommettere peraltro che il trend sia continuato nei mesi successivi a giudicare dal calo del personale europeo del NHS il servizio sanitario (oltre 10mila sono partiti) e il continuo cedimento dei prezzi delle case, soprattutto a Londra indice di un crollo della domanda europea. Tra gli europei che hanno ridotto fortemente gli arrivi in UK lo scorso anno svettano i polacchi, con una flessione del 34% seguiti da spagnoli (-25%) e romeni e italiani a parimerito con un calo del 19%.
A leggere le inchieste che abbiamo sopra citato è interessante notare come l’incertezza del futuro e soprattutto l’effetto “tradimento” di un Paese che gli europei avevano eletto come seconda patria sia il motivo che non solo incentivi gli europei a lasciare l’isola ma gli stessi inglesi. La risposta più frequente che viene data dai britannici che hanno deciso di partire è < non riconosco più il mio Paese e ho deciso di andarmene>. Secondo la testata online Open Democracy sarebbero oltre 17 mila i cittadini britannici che hanno chiesto un passaporto europeo, in massima parte irlandese. Inoltre, dalle statistiche del ONS relative al terzo trimestre dello scorso anno il saldo netto (rientrati e partiti) degli inglesi che sono andati da e per il Regno Unito è salito a 52mila a causa di 125 mila emigrazioni a fronte di 73mila immigrazioni. Per finire, è interessante notare che il calo degli europei è stato compensato dagli aumenti degli arrivi dal resto del mondo, in particolare dall’Asia anche se i cittadini di Paesi importanti come USA, , Cina , India e Australia sono tutti diminuiti. C’è certamente in atto una sostituzione di posti di lavoro europei da parte di persone provenienti da Paesi extraeuropei , ma è tutto da provare che queste collimino esattamente, come prova la crisi del personale nel sistema sanitario. Per cui la partenza degli europei porta a un impoverimento netto di risosrse umane per il Paese.