La tragedia della Grenfell Tower sta mettendo a nudo le inadeguatezze amministrative di un Paese intero. Il mostruoso incendio che ha trasformato un grattacielo in un altoforno, al punto da non rendere ancora possibile l’identificazione di tutte le vittime, con la conta sospesa su un ipotetico numero 79, sta diventando un simbolo di tutto ciò che non va nel Regno Unito di oggi. Nel momento fatale della Brexit, in cui il Paese dovrebbe mostrare al resto del mondo unità d’intenti e forte coesione sociale, un’economia scintillante pronta a scattare non appena “liberata” dai vincoli europei, una chiara visione e senso di direzione, l’impressione che si trae è opposta. Si odono sempre più rumori sinistri, scricchiolii inquietanti che mostrano una fragilità strutturale sorprendente.
I grattacieli di Londra paiono tristemente esemplificare la situazione: secondo le ultime risultanze, il numero di torri in Inghilterra che non soddisfano i requisiti di base delle norme anti-incendio è salito a 95 su 95 ispezionati. Un complesso di 4 grattacieli, il Chalcot Estate, nel quartiere di Camden di Londra è stato addirittura evacuato, con strazianti scene di inquilini che oppongono resistenza allo sfratto. Le autorità, pur sostenendo che non tutti i grattacieli a rischio dovranno essere sfollati, non stanno offrendo alcuna seria rassicurazione: dopo la tragedia della Grenfell Tower hanno perso fortemente credibilità. La tensione cresce, la gente è arrabbiata, specialmente tra le classi basse cosmopolite che convivono pazientemente in queste torri fatiscenti, costruite ai tempi dei laburisti, negli anni ’60. Viste ai tempi come una soluzione urbanistica innovativa e progressista per le classi meno abbienti, non hanno da allora, quando i requisiti di sicurezza erano (a dire il vero in tutto il mondo) piuttosto laschi, subito serie revisioni e ristrutturazioni. A quanto appare, sono state poste soltanto delle pecette, riparazioni cosmetiche on the cheap, secondo la felice espressione inglese che sintetizza ciò che vien fatto al risparmio. Come tutti ormai sanno, se non fossero stati appiccicati alla facciata della Grenfell Tower dei pannelli buon mercato di polietilene che hanno moltiplicato gli effetti dell’incendio, lo stabile non sarebbe stato avvolto dal fuoco come una torcia.
L’incendio della Grenfell Tower è stato domato dopo un giorno di lotta sovrumana, ma non vuole spegnersi negli animi della gente. Sta aprendo troppi interrogativi. Quante saranno le persone colpite da ordini di sfollamento che sembrano ricordare scene dei tempi della Seconda Guerra mondiale sotto i bombardamenti nazisti? I media avanzano numeri che vanno da 15.000 a 40.000 persone. La domanda delle domande ora è sapere quanto costerà questa imbarazzante catastrofe architettonica. In modo tragicomico le autorità hanno disposto che alcune decine di famiglie della Grenfell Tower vengano trasferite in immobili di lusso attualmente in costruzione a Kensington e Chelsea, a prezzi calmierati. Si tratta di appartamenti dal valore medio di 1.6 milioni di sterline (1,8 milioni di euro). Cosa diranno i vicini benestanti che hanno scucito una fortuna per abitare in un posto elegante lontano da bruttezza e povertà? E dopo questo precedente, a cosa aspireranno i prossimi sfrattati? Quanto costerà la ristrutturazione di un numero ancora indefinito di vecchi grattacieli che potrebbero raggiungere quota 500? La signora May ha detto che il Governo non baderà a spese. Il conto si preannuncia nell’ordine delle centinaia di milioni di sterline, se non di miliardi, se si scoprissero nuove inattese magagne.
Cosi, mentre l’economia del Paese dà i primi concreti segni di rallentamento, mentre si profila all’orizzonte una mastodontica cifra dovuta alla UE per pagare il conto della Brexit, mentre importanti sussidi europei nell’agricoltura e accademia iniziano a prosciugarsi, mentre alcune opere di infrastruttura rischiano di essere accantonate per assenza di fondi, il Paese dà inquietanti segni di debolezza, mostrando il suo lato di cartapesta. Gli elettori pendono sempre più a sinistra e per la prima volta un sondaggio dà i laburisti di Corbyn in vantaggio col 35% dei consensi rispetto al 34% dei conservatori. Brexit o non Brexit, la gente vuole assicurazioni. I giovani stanno diventando sempre più visibili, abbracciando il messaggio laburista che promette loro un futuro in cui venga cancellata la parola austerità. Non a caso al festival all’aperto di Glastonbury, dove accanto ai gruppi rock, salgono sul palco personaggi amati dai giovani (come Johnny Depp che ha minacciato, con uno scherzo macabro, di voler ammazzare Trump) Jeremy Corbyn è stato accolto come una star. Un uomo che va per i 70 anni con principi solidi e inamovibili anche se paleosocialisti, sta attraendo crescenti simpatie a scapito di una classe politica di centro e destra che passa il tempo a fare contorsioni ideologiche al patetico inseguimento dei sondaggi. Una classe che, dopo la crisi finanziaria del 2008, non è riuscita a trovare soluzioni strutturalmente serie, se non scommesse sul futuro del Paese, con referendum tanto pilateschi quanto pericolosi sul futuro dell’Unione (Scozia) e del rapporto con l’Europa.