Se è vero che gli effetti della Brexit sull’economia britannica si potranno notare, nel bene o nel male, solo dopo che Londra avrà lasciato la UE, nell’attesa, due indicatori basati sulle aspettative future forniscono già da mesi dati incontestabilmente negativi. Il cambio della sterlina e il calo del settore immobiliare. Del primo non c’è molto da aggiungere se non che è indice dell’aspettativa di un deterioramento dell’economia e che, attraverso la flessione, la sterlina rende il costo della vita più caro (per via delle merci importate) per gli inglesi, già alle prese con un deterioramento dei salari reali, ancora rimasti al di sotto dei livelli raggiunti nel 2007. Un’aspettativa negativa crea insomma una situazione reale negativa. Quanto all’immobiliare, è un fatto acclarato che il mercato è in piena flessione da un anno e che, specialmente nel centro della capitale, le transazioni si sono rarefatte e si contano sulle dita delle mani. Teoricamente i prezzi hanno ceduto poco, ma, al dunque, chi è seriamente intenzionato a vendere deve accettare uno sconto tra il 10 e il 20%, a cui si aggiunge una perdita valutaria tra il 10-15% per chi dovesse riconvertire le sterline in euro o dollari.
In teoria, la debolezza del mercato e la possibilità di spuntare prezzi interessanti, dovrebbe attrarre compratori dall’estero, ma l’incertezza che regna sulla Brexit spinge la gente, specialmente gli stranieri, che comprano nella fascia sopra 1,5 milioni di sterline, a rimandare le decisioni. Se le vendite nel settore immobiliare superiori ai 3-4 milioni di sterline sono quasi del tutto evaporate a causa dello scarso entusiasmo di potenziali offerenti cinesi e della scomparsa degli oligarchi russi, il danno peggiore risulta dalla paralisi degli oltre 3 milioni di europei (di cui almeno due nella capitale) che operano tra 0,5 e 3 milioni e che non avendo alcuna indicazione sul loro destino futuro, non sanno che pesci pigliare. Chi possiede casa non si sbilancia nel timore di fare un passo falso, mentre chi aveva intenzione di comprare ha sospeso ogni decisione nel timore di fare un cattivo investimento.
Secondo gli ultimi dati del Royal Institute of Chartered Accountants, (Rics), una sorta di associazione dei commercialisti britannici, i prezzi immobiliari in tutto il Regno Unito continuano peraltro a cedere a causa della stretta ai redditi, senza alcun segno di ripresa nel breve termine. Secondo la società’ di mutui Nationwide i prezzi hanno ceduto lo 0,4% in aprile dopo avere perso uno 0,3% in Marzo. Il Rics fa peraltro notare che pochissimi immobili stanno raggiungendo il mercato alimentando l’offerta per stimolare la domanda; per il 14esimo mese consecutivo l’offerta netta di case è negativa. Il risultato è la paralisi nella migliore delle ipotesi. A livello nazionale i prezzi continuano a migliorare lievemente al netto della capitale dove i prezzi degli immobili sono in declino da 13 mesi consecutivi.