L’ultima della serie è stata la definizione data dal premier David Cameron a Nigeria e Afghanistan: “fantastically corrupt” ossia fantasticamente corrotti. Cameron aveva usato l’espressione intrattenendosi con la regina Elisabetta in occasione della recente conferenza sulla corruzione promossa dallo stesso Governo britannico. Filmata in TV a microfoni aperti davanti a una regina dall’aria sbalordita, la battuta di Cameron, apparsa a prima vista come un’enorme gaffe, ha avuto al contrario un effetto inatteso, dato che i leader dei due Paesi sbertucciati hanno abbozzato e addirittura ammesso che, a casa loro, c’è in effetti molto da fare su quel fronte.
Segno dei tempi: in altre occasioni l’accusa a un governo di essere soltanto “corrotto” sarebbe stata accolta con irata indignazione (per quanto ipocrita) dall’interessato. Oggi neppure il termine “fantasticamente corrotto” pare avere effetto. Forse perché il livello di corruzione nel mondo è ormai tale che mancano le parole per definirlo. Ma anche perché anche nel Paese dell’understatement, dove un termine come “slightly annoyed” significa “arrabbiato” o “interesting” significa “noioso” o “a bit disappointing” va letto come “molto seccante”, il significato delle parole sembra essere uscito di controllo, con un abuso dei superlativi e delle iperboli da Paese latinoamericano.
L’epicentro dell’epidemia di questo sbraco lessicale può essere individuato nel mondo delle “celebrity”, dove sono stati forgiati termini come “iconic”, “inspirational”, “role model”, “absolutely fabulous”, “magnificent”, “fantastic”, “gorgious”, “devastated”, “pathetic”, “legend”, “extraordinary”, “amazing” ripresi a man bassa dai tabloid. E via esclamando.. Il fatto che un termine superlativo, oltre che forte di sua natura, sia stato adottato addirittura da un Primo Ministro davanti alla Regina, che ha costruito una vita sull’understatement, la dice tutta su come la Gran Bretagna sia ormai preda di degrado del leggendario “self control”. L’arte della sfumatura lessicale, che permetteva di usare un’ampia tastiera di espressioni per declinare i concetti nel modo più appropriato nel corso di sfide oratorie in templi universitari come Oxford, da cui lo stesso Cameron proviene, paiono cose del passato. Il tamburo e il corno stanno prendendo il sopravvento sul pianoforte a coda. La retorica alla Trump o del neopresidente filippino Rodrigo Duterte, che recentemente ha insultato volgarmente il Papa per farsi bello, avanza a tutto volume. Le onde sonore si dilatano, fino a percuotere i delicati timpani di Sua Maestà. Non per causa di un popolano esagitato ma per bocca del suo stesso primo ministro, rampollo di quell’establishment costruito, almeno finora, sull’arte delle sfumature..