La crisi degli alloggi e la scarsa disponibilità di spazio sta spingendo Londra verso l’alto. Il primo impulso è giunto dalla City, dove il boom finanziario degli anni 2000 ha convinto Ken Livingstone, primo sindaco di Londra, ad allentare la regolamentazione edilizia, permettendo alla cittadella finanziaria di competere con il quartiere di Canary Wharf nella costruzione di grattacieli. Malgrado la crisi del 2008, la City ha infatti collezionato una serie di grattacieli tra i 180 e i 200 metri d’altezza per accomodare le richieste della grande finanza internazionale, con la costruzione di edifici come The Gherkin, Heron Tower, il Cheesegrater, il Walkie Talkie e, al di là del fiume, a un passo dalla cattedrale di Southwark, lo Shard di Renzo Piano che con i suoi 212 metri è oggi l’edificio più alto dell’Europa Occidentale. La pressione per nuove costruzioni, malgrado la crisi, ha però continuato ad aumentare e il nuovo sindaco, Boris Johnson, dopo alcune reticenze iniziali, si è convinto ad abbracciare la causa e proseguire sulla stessa strada, tanto che un’altra dozzina di torri sono in costruzione nel Miglio Quadrato.
La novità è che la corsa verso l’alto sta coinvolgendo l’intera città, non solo in centro ma anche nei sobborghi, tanto che, in totale, i grattacieli in costruzione da oltre 20 piani sono circa una settantina, con altri 200 progetti in cerca di approvazione. E’ un fenomeno senza precedenti nella storia della città, o meglio, con un precedente negli anni ’60, quando i laburisti decisero di dare il via, in vari punti della capitale, a una serie di orrendi mini grattacieli per accomodare l’edilizia popolare a fronte di una prima ondata migratoria. Oggi però la storia è diversa: se è vero infatti che gli edifici elevati servono ad alloggiare più gente, il risultato è che quelli sulla rampa di lancio oggi sono moderni e costosi e difficilmente riusciranno a risolvere la crisi abitativa delle classi medie di una città in forte crescita. A questo proposito, vi invitiamo a leggere un interessante articolo corredato di belle fotografie apparso oggi sul Daily Mail http://www.dailymail.co.uk/news/article-3032452/More-200-tower-blocks-planned-London-s-skyline.html
Non c’è ormai quartiere della città che sia risparmiato dalla febbre di crescita, da Stratford a Elephant and Castle, passando per Brent. I prezzi restano esorbitanti: nel grattacielo One Tower Bridge, nella parte sud di Blackfirars Bridge un appartamento con una camera da letto (più sala, cucina e bagno) costa 1,4 milioni di sterline, pari a circa 2 milioni di euro. A Goldman Fields, ai confini della City, il valore si dimezza a 700 mila ma per una coppia di giovani sposi resta esorbitante. Solo a Stratford, nella zona del villaggio olimpico i prezzi diventano abbordabili, ossia 370mila sterline, anche se solo per una coppia di classe media che lavora.
I grattacieli diventano una buona occasione peraltro per gli investitori esterni che mettono soldi in strutture nuove e moderne e possono affittare, con il rischio che, a farci le spese, saranno ancora una volta quelli che devono abitarci. Si stima peraltro che ormai a Londra oltre il 10% delle costruzioni di qualità siano possedute da società estere costituite offshore, secondo rilevazioni dell’organizzazione Transparency International.
La nuova ondata di grattacieli ha scatenato un’ondata di polemiche. Secondo i conservazionisti, Londra, che ha una struttura di case basse, rischia di essere snaturata, perdendo il carattere che ha sempre avuto. Inoltre i grattacieli, belli per chi ci abita in termini di panoramica, tolgono visuale al vicinato e stanno incontrando le resistenze del London Heritage, l’organizzazione che si occupa di belle arti e ambiente. Infine, una volta aperte le cateratte, oltre ai bei grattacieli dal design innovativo, c’è rischio concreto che Londra si copra di nuove brutture, come sta già accadendo e accadde negli anni ’60, con l’effetto di perturbare l’equilibrio ambientale di interi quartieri che hanno sempre goduto di una chiara identità architettonica. Per quanto il principe Carlo, che si è sempre battuto contro gli eccessi del modernismo e dell’architettura rampante, stia proponendo un compromesso con la creazione di più edifici entro gli 8 piani di altezza, la crescita tumultuosa della capitale sembra ormai inarrestabile e decisa a dettare le proprie regole. Sempre più americanizzata, Londra pare insomma destinata ad assomigliare sempre più a New York. Con il rischio di perdere le proprie radici e di diventare una pallida imitazione della grande città americana.