Gli inglesi amano i grandi condottieri, da Drake a Churchill, passando per Wellington e Nelson. Per loro hanno costruito maestosi monumenti e delle loro gesta serbano minuziosi ricordi. Gli inglesi sono sciovinisti, al punto da tradire tatticamente l’interesse del Paese pur di salvarlo, come prova la nomina dello straniero Fabio Capello alla guida della moribonda nazionale di calcio del fu Steve McClaren. Delle poche invasioni subite, solo di una serbano rispettosa memoria: quella dei Romani, perchè, oltre a essere guerrieri, hanno portato la civiltà e "inventato" Londra dal nulla. Degli antichi Romani, come traspare dal film Gladiator del britannico Ridley Scott, gli inglesi amano la disciplina e il coraggio. All’amore per i condottieri oppongono un odio viscerale per i dittatori. Hanno una monarchia di cui vanno orgogliosi. Che ha combattuto uomini onnipotenti come Napoleone o Hitler. Capello ha le qualità che gli inglesi amano. I media lo hanno già inondato di elogi e la luna di miele è iniziata con forti aspettative. Deve solo stare attento a un paio di cose.
Con quel volto squadrato, la mascella volitiva, i capelli scuri e rughe come cicatrici, il goriziano Capello incarna agli occhi degli inglesi l’immagine del centurione romano. E poi sanno che è un duro, un orco, come alcuni lo hanno descritto, un maniaco della disciplina e perfino un "dittatore" come lo ha bollato Buffon, quando era alla guida la Juve. Sanno che è capace di pericolose ire, come quando mise Beckham in panchina al Real Madrid perchè pensava di più al proprio futuro al LA Galaxy che alla propria squadra. Ma sanno anche che è equanime, come quando reintegrò lo stesso Beckham non appena diede segno di impegno, fino a portare il Real alla prima vittoria dal 2003. Beckham per gli inglesi è un intoccabile che incarna la prestanza fisica, la bellezza e l’eleganza. Ne ha talmente da vendere da riverberarla sulla moglie Victoria che di mestiere vive di luce riflessa. Insomma "l’uomo che ha domato Beckham" parte alto nella scala del rispetto. Un uomo felicemente sposato con hobby come i viaggi e il collezionismo, tutto dedito al suo lavoro ha molti punti positivi. A differenza del predecessore straniero Eriksson visto come un donnaiolo, Capello, maturo negli anni, è stato dipinto come un professionista concentrato nel proprio lavoro. Un ottimo tattico, con un medagliere di tutto rispetto. I media hanno subito notato che parla pochissimo inglese, ma in una città come Londra dove una persona su tre è di origine straniera e dove c’è una comunità di 100mila italiani, grande quanto Udine, non pare esserci problema né per gli ospiti, abituati all’inglese maccheronico di José Mourinho, né per lo stesso Capello, che può passare la giornata parlando italiano con migliaia di connazionali. Il carattere brusco e scontroso peraltro congiura favorevolmente e gli inglesi non si aspettano un oratore. Alex Ferguson del Manchester United non lo è neppure. Infine, in Inghilterra vi è grande ammirazione per il calcio italiano.
Quanto alle avvertenze, va ricordato a Capello che, per quanto il tabù sia già stato rotto da Eriksson, egli è pur sempre uno straniero alla guida di una nazionale di calcio con un pubblico assai nazionalista. Alla sua nomina, inevitabilmente, alcune voci critiche si sono levate sulla scelta di un oriundo, quando in casa ci sarebbero stati tanti buoni candidati. Capello porta un proprio team di italiani che deve saper integrare con intelligenza con i colleghi inglesi per non dare l’impressione di colonizzare. Deve comunque saper comunicare in un Paese in cui i media sono i più aggressivi del mondo, evitando di dare l’impressione di tacere perchè ha cose da nascondere. Deve infine rendersi conto di stare in un Paese di puritani e bottegai. Escludendo di vederlo inseguire dai media perchè impenitente dongiovanni come Eriksson, dovrà stare attento alla seconda trappola, perchè i giornalisti non mancheranno occasione di rinfacciargli lo stipendio e il conto spese se non saprà farlo rendere. Potrà infine essere duro quanto vorrà ma non montarsi la testa. I condottieri agivano per spirito di servizio e gli inglesi sono pronti ad accettare la volontà di un Dictator alla latina ma non l’arbitrio di un tiranno, specie se inizierà a perdere le battaglie. Per ora si accontenti del titolo di Fabius Gladiator. Le medaglie arriveranno in battaglia.