Il 34enne James Murdoch, figlio del 74enne Rupert, deve affrontare da oggi il test più importante della propria vita, cercando di smentire la regola secondo cui Imprenditori si nasce e non si diventa. La regola però ha le sue eccezioni, di cui l’Italia è ricca: in alcuni casi i figli non solo hanno consolidato, ma hanno fatto meglio dei padri. James, che da oggi eredita le province europee ed asiatiche dell’impero dei media paterno, sale su un cruciale banco di prova.
Il gene dell’intrapresa è forte quanto quello della pittura, della musica, delle belle lettere o della matematica. E’ una dote. Ciò non toglie che una persona con intuito e capacità possa diventare un ottimo manager. E un ottimo manager è molto meglio di un mediocre imprenditore. James Murdoch, messo 3 anni fa dal padre alla guida della pay tv britannica Bskyb, in cui la holding di famiglia News Corp ha il 39% si è dovuto fare le ossa in fretta, provando di essere un manager di tutto rispetto. Quando venne nominato ai vertici di Bskyb, nella City, regno delle "public companies" gli investitori gridarono subito al nepotismo minacciando una rivolta di fronte a questo giovane poco più che trentenne con poca esperienza, chiamato a impegni più grandi di lui dopo che i fratelli maggiori Elisabeth e Lachlan avevano lasciato l’impresa paterna sbattendo la porta. Da allora il tempo è passato e il mercato ha imparato ad apprezzarlo. Forse qualcosa di più: a rispettarlo e anche un po’ a temerlo, quando, oltre un anno fa, con un raid nella serata di un venerdì del novembre 2006, scalò la rete commerciale rivale ITV prendendone il 17,9% per bloccare un tentativo di matrimonio con il gruppo Virgin Media di Richard Branson. Un altro grande imprenditore Branson, che si è fatto dal nulla, che dietro all’eterno sorriso da Bambi con la barbetta bionda nasconde un carattere duro come l’acciaio. In quell’occasione James provò di avere quello che gli anglosassoni chiamano il "killer Instinct", l’istinto assassino, necessario per sferrare fendenti mortali nell’ultracopmpetitivo mondo del business. La mossa fu peraltro assai anti-competitiva e il 20 dicembre l’anti-trust ha chiesto a Bskyb di dimezzare tale quota oltre a non eleggere alcun rappresentante in consiglio perché attualmente eserciterebbe una posizione dominante su quello che dovrebbe essere un concorrente. Ma tant’è: ciò che interessava a Murdoch era sparigliare i giochi di Branson e prendere tempo e in questo ci è riuscito. Intanto ha pigiato l’acceleratore sulla strategia di internet del gruppo con molto successo, mostrando di avere fiuto. Insomma, il ragazzo sta crescendo, provando che buon sangue non mente. Il padre gli ha riconosciuto le qualità facendolo salire ai piani alti e chiedendo al fido braccio destro Les Hinton di cedergli il posto, attraversare l’Atlantico e prendere ora la guida del gruppo Dow Jones, da poco acquisito.
James eredita non solo tutta l’Europa (compresa Sky Italia a casa nostra) con un "bouquet" di quotidiani inglesi come The Times, The Sun e News of the World ma anche l’Asia, dove il gruppo opera con il gruppo televisivo Star Tv. Il vero cuore di un impero che spazia dagli Stati Uniti (Dow Jones, Fox Tv) per arrivare fino all’Australia, terra natìa di Murdoch. Una terra aspra dove l’allore giovane Rupert Murdoch, a propria volta figlio di un imprenditrore dei media, Sir Keith Arthur ha sferrato l’attacco al resto del mondo. Del padre, potente re dei giornali australiano, Rupert ha saputo moltiplicare i talenti, fondando un impero. Saprà James difenderlo, eventualmente consolidarlo e addirittura espanderlo ulteriormente? La partita è difficilissima: tre generazioni di veri imprenditori a un livello così alto sono infatti una sfida alla genetica.