E' sempre stata una costante, anche se ha avuto un andamento ondivago durante gli anni. Il mattone di Londra, immancabile presenza nel portafoglio dei ricconi di tutto il mondo, diventa ancor più ambito quando c'è puzza di pericolo. E non solo nel caso di dittatorelli del terzo mondo e delle loro corti che cercano di mettere in salvo il bottino, ma delle classi benestanti dei vari Paesi che possono permettersi di acquistare un appartamento. Corse voce che, quando Hong Kong passò alla Cina nel 1997, nel biennio immediatamente precedente, oltre 4mila abitazioni vennero comprate da ricchi cinesi, timorosi di vedersi espropiare i propri beni. Sta accadendo ora da oltre un anno ai cittadini dei Paesi periferici dell'Euro come Grecia, Spagna e Italia. I Greci si dice vadano e vengano con valigie di contanti da un paio d'anni. Peraltro la Grecia ha un problema grave di una classe dirigente di miliardari espatriati che vive da decenni offshore fra trading e noli marittimi e non si sogna di saldare il conto di un Paese che è fatto da classi medie indebitate, legate a lavori burocrtatici parastatali o da piccoli operatori turistici. Gli Italiani benestanti, che al contrario hanno fabbriche e commerci in Italia dove risiedono, hanno approfittato della debolezza della sterlina nel 2009 per dare un primo attacco al mattone londinese. Ora sono tornati alla carica massicciamente, dopo un primo assaggio alla fine dello scorso anno e una quieta parentesi invernale e di inizio primavera. L'assalto è tale che, secondo The Sunday Times, che cita le statistiche della società immobiliare Knight & Frank, gli italiani sarebbero ora i primi compratori nel centro di Londra, ossia quell'area che comprende i quartieri di Kensington, Chelsea, Mayfair e Knightsbridge. Stando ai dati di Knight Frank, nel periodo gennaio-maggio di quest'anno, ben il 7,6% dei nuovi compratori sarebbe italiano. La più ampia fetta di mercato per una singola nazionalità. Un record rispetto al 4% messo a segno dai nostri connazionali in tutto il 2011 e, comunque, un picco superiore agli stessi russi, che l'anno scorso hanno contato per il 6,7% e il 4,8% nei primi cinque mesi del 2012.
Fin qui i dati immobiliari. Sul fondo, quello che appare sempre più evidente, è la crisi di sfiducia degli italiani nei confronti del loro Paese. Al punto che da qualche tempo si st avverando un' ondata di emigrazione delle classi alte verso l'Inghilterra. Professionisti, piccoli imprenditori in cerca di fortuna in un Paese che, va detto, sta fuori dall'euro, ma economicamente è messo altrettanto male dell'Italia e non é più la terra promessa di una volta. Come Mosè salvato dalle acque, molti pensano di mettere in salvo i propri figli in Inghilterra, perché non vedono un futuro in patria. Una storia su cui riflettere, dato che, in parte, è la stessa classe dirigente italiana che, non pagando tasse e indulgendo nella corruzione, scarso rispetto della legge, familismo, chiusura all'estero e scarsa meritocrazia ha contribuito a peggiorare le sorti di un Paese da cui ora vuole fuggire. L'erba del vicino è sempre più verde dice il detto, ed è un fatto che Londra, con quasi 8 milioni di abitanti, un forte cosmopolitismo che permette molte opportunità, e un'economia ancora in espansione, ha le spalle sufficientemente larghe par sostenere nuovi venuti. Ma è ormai tempo di mettere in guardia che, anche nella vibrante Londra, ormai la barca è quasi piena e non c'è più lo spazio di una volta per i nuovi venuti.