Quali sono i Paesi che hanno le migliori carte per vincere le olimpiadi? Esistono Paesi più "portati" di altri? Sono quelli democratici, multietnici e un poco anarchici legati alla cultura anglosassone e in genere alla democrazia di ispirazione europea o quelli monoetnici seri e disciplinati e tendenti alla dittatura di tipo cinese? Come la graduatoria di benessere economico dei Paesi è indice del loro grado di competitività, lo stesso dovrebbe rispecchiarsi a livello sportivo. E' un parallelo che tiene? Possiamo provare a farci una riflessione anche se i risultati saranno ovviamente spannometrici e senza basi scientifiche.
Se guardiamo al medagliere di queste olimpiadi di Londra due elementi colpiscono subito. A vincere sono ancora le democrazie occidentali sviluppate, malgrado la crisi economica che le attanaglia, dato che occupano 9 dei primi tredici posti (Usa, GB, Francia, Germania, Italia, Ungheria, Australia, Olanda, Corea del Sud e Giappone). A tenere loro testa, come in passato, sono i regimi dittatoriali, come la Cina, che ha il secondo posto graduatoria subito a ridosso degli USA, la Corea del Nord e Cuba malgrado la loro piccola dimensione o ex dittature (Russia, Kazakhistan, Bielorussia, Ucraina). Nel mondo islamico, che raramente spicca per doti sportive, abbiamo l'eccezione dell'Iran che, oltre a essere uno dei Paesi musulmani più popolosi, è forse quello dal regime dittatoriale più severo.
Prima conclusione: le competitivissime Olimpiadi sembrano fatte per i Paesi occidentali che hanno costruito il loro stile di vita sulla concorrenza. Con la variante di Paesi multietnici come USA e Gran Bretagna che hanno saputo più di ogni altro sfruttare in modo positivo le differenze e la varietà delle loro popolazioni, sprigionando maggiori energie rispetto a Paesi più etnicamente omogenei. Con 63 milioni di abitanti, la multietnica Gran Bretagna ha guadagnato finora 26 medaglie d'oro rispetto alle 10 della Germania con 82 milioni di abitanti in gran parte bianchi o delle 10 di Fraqncia e 7 di Italia.
Le dittature basano invece la propria forza non sulla diversità ma sul nazionalismo (L'URSS dei tempi andati era un'eccezione sul piano etnico con le diverse repubbliche sovietiche) e sulla militarizzazione dello sport come punto di affermazione nazionale. Gli atleti non sono individui che lavorano su se stessi liberando il proprio potenziale individuale, ma sono più simili a soldati parte di un esercito che vuole vincere e operano con la ostinazione di una testuggine romana.
E che dire dei Brics? L'affermarsi sul proscenio della concorrenza internazionale di Paesi emergenti e popolosi come India, Brasile, Messico e Indonesia non si sono tradotti in una raffica di medaglie come ci si sarebbe attesi. La nuova competitività economica non trova infatti un equivalente in competitività sportivs. Il caso dell'India, secondo Paese più popoloso al mondo dopo la Cina, è a questo proposito eclatante: tre sole medaglie di cui nessuna d'oro, contro le 37 d'oro della Cina. Qui siamo al caso opposto: una grande democrazia, la più grande del mondo dove la concorrenza economica è di casa, non si è tradotta in dinamismo fisico e disciplina muscolare dei singoli. Forse per gli indiani lo sport, tranne l'amato cricket o l'hockey su erba che hanno un aspetto ludico, è visto come un inutile affannarsi….