Anche i piu’ cinici, secondo cui Liz Truss non sarebbe arrivata a fine mese, rispetto a chi parlava di Natale, sono stati smentiti: dopo soli 44 giorni al potere, la nuova premier britannica ha dovuto dare oggi le dimissioni sull’onda di una serie di mosse e manovre incongruenti che l’avevano resa lo zimbello non solo del Regno Unito ma dell’Europa intera. Dopo avere presentato una manovra finanziaria economicamente insostenibile, con forti spese per fare fronte alla crisi energetica e forti tagli alle tasse, invece degli aumenti alle imposte necessari per pareggiare i conti, la premier è stata costretta dai mercati a una totale retromarcia, rimangiandosi i tagli promessi nel giro di pochi giorni. Cinicamente, per restare a galla, la capa del Governo aveva licenziato su due piedi il proprio ministro delle finanze, Kwasi Kwarteng, amico ed ex compagno di studi, sostituendolo con Jeremy Hunt, un conservatore stimato, moderato e dalla parte opposta dello spettro politico, sostenitore di Rishi Sunak alla nomination alla leadership del partito, vinta poi dalla Truss. Hunt, incaricato di presentare una nuova mini manovra, prevista per fine mese, stava smontando gran parte di quella del suo predecessore, che l’aveva peraltro concordata con la Truss.
Per restare al potere spesso ci vuole una gran dose di faccia tosta, ma la Truss aveva superato ogni limite, dato che ormai non si capiva non solo in base a quali principi ma a quale programma sarebbe andata avanti. Ieri la ministra degli Interni, Suella Braverman, si è peraltro dimessa, accelerando la fine della premier. Formalmente rea di avere contravvenuto al codice ministeriale, tenendo documenti del Governo nel suo computer privato, la Braverman, dopo essersi scusata, ha fatto capire comunque che questo Governo aveva abbandonato i principi per cui si era venuto a formare e che dava pochi segni di buona volontà nel voler ridurre l’immigrazione come inizialmente promesso. La caduta della Truss è fragorosa e segna l’inizio della fine per i conservatori, ormai sempre piu’ in calo nei sondaggi. La Truss ha dichiarato che resterà in carica fino a quando il partito non troverà un sostituto, verosimilmente in tempi brevi. L’opposizione dei Laburisti e Liberaldemocratici ha pero’ messo in chiaro di non avere alcuna intenzione di stare al gioco e ha chiesto immediate elezioni anticipate. Queste, se verranno tenute, porteranno certamente alla sconfitta dei Tory e alla loro uscita di scena per un lungo periodo.
I Tory, dopo avere giocato la carta della Brexit, hanno continuato una fuga verso destra, con la promessa di ridare energia a un Paese che a loro avviso pativa nell’inedia perché prigioniero dei legami con la UE. Dimenticando di essere stati al potere negli ultimi 12 anni e avere avuto tutte le carte per rilanciarlo. Dall’avvio della Brexit, peraltro, l’economia UK è una di quelle che ha fatto peggio in Europa. Boris Johnson, abile e determinato nel realizzare la Brexit con una serie di manovre spregiudicate, è poi inciampato su una serie di scandali, oltre a prove di incompetenza e corruzione strisciante, che hanno spinto i conservatori a cambiare cavallo. Purtroppo gli 81 mila iscritti che hanno votato il successore, con un processo democratico che lascia assai a desiderare, hanno scelto la Truss rispetto al rivale Sunak che aveva un’agenda piu’ ragionevole rispetto a quella ultraliberista della futura premier. Questa, non appena applicata, è stata punita duramente dai mercati con la caduta della sterlina, un pesante intervento della Banca d’Inghilterra che ha poi messo in chiaro al Governo che non avrebbe ripetuto l’operazione di salvataggio, costringendo la Truss e il suo protetto-vittima Kwarteng a un’umiliante inversione di rotta.
Il fatto è che i conservatori nell’ultima versione light al potere, fatto da mezze figure, sono ormai una caricatura anacronistica della Thatcher, incapaci di dare vita a una nuova agenda. L’incompetenza e l’approssimazione, per quello che era sempre considerato il partito delle prudenza ed esperienza in economia, si sta rivelando fatale, con un crollo di reputazione riflesso nei sondaggi a favore dei laburisti, a loro volta senza grandi idee e con un leader moscio, Keir Starmer, che ha pero’ il vantaggio di essere un uomo ragionevole e moderato, dotato di senso del realismo in dose molto superiore all’ultima ondata di eccentrici e macchiette del Governo Truss. Prepariamoci in tempi brevi a un cambio della guardia. Un nuovo Re e un nuovo Governo