Gli europei hanno iniziato a lasciare il Regno Unito. Gli eurofobi possono stare tranquilli: il “pericolo bianco” dell’immigrazione europea, che è stato uno dei fattori scatenanti della Brexit, si sta allontanando. I britannici che vedevano nella mano d’opera europea la minaccia principale alla coesione sociale ed economica del Paese, possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Il 2016 passerà infatti alle cronache come l’anno in cui gli europei hanno iniziato ad alzare i tacchi e lasciare l’isola. La stessa isola su cui erano approdati a ondate nell’ultimo decennio pieni di speranze di riscatto economico.
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) lo scorso anno la migrazione netta (saldo tra immigrati ed emigrati) nel Regno Unito è infatti crollata di circa il 25% rispetto all’anno precedente, a 248mila persone. A causare il calo è stato in massima parte il netto regresso della migrazione europea. Dal continente non soltanto sono arrivati immigrati in minor numero (-43.000) rispetto al passato, ma sono anche partiti europei in maggiore numero (+40.000). Se consideriamo che il totale degli europei residenti nel Regno Unito è di 2,3 milioni, non parliamo di una gran quantità di esuli A colpi di un centinaio di migliaia alla volta però, se il trend fosse mantenuto, nel giro di un decennio la popolazione europea verrebbe dimezzata.
Un altro fattore rilevante è stato il calo degli studenti stranieri (europei e non) che lo scorso anno sono scesi di 32mila unità a 136mila. I conservatori nel loro manifesto hanno peraltro continuato a includere tra gli immigrati gli studenti stranieri (che per definizione dovrebbero essere temporanei) malgrado questi abbiano uno statuto speciale.
Il calo degli studenti stranieri (che portano valuta) e dei lavoratori europei, che coprono tutta la gamma del mercato del lavoro, non sono stati causa di celebrazione per coloro che da tempo mettono in guardia dagli effetti nefasti della Brexit. Gli europei pesano per il 7% del mercato del lavoro britannico e si situano ai due estremi cruciali degli altamente qualificati (17%) e a più bassa qualificazione (23%). Il problema è che, mentre sono chiari i danni che causerebbe all’economia la partenza di gente altamente qualificata, meno chiaro è quanto capiterebbe nel caso partissero i meno qualificati. Dato che all’interno degli europei che hanno lasciato il Paese la parte più rilevante era composta di europei orientali e, al loro interno, di polacchi, che stanno partendo numerosi, sarà interessante vedere chi nella mano d’opera locale riempirà i vuoti che dovranno essere riempiti. E qui iniziano le dolenti note, con centri studi specializzati che stanno mettendo in guardia dai rischi di una crisi del mercato del lavoro, con posizioni vacanti che non verrebbero sostituite dai lavoratori inglesi.
Difficili da valutare le ragioni di questo mini esodo europeo. E’ da vedere infatti se il trend verrà confermato nei prossimi anni. Ma un fatto è certo: l’economia britannica sta dando segnali di rallentamento, la Brexit ha causato incertezze sul futuro e gli europei, in particolare quelli dell’Est, da un anno si sentono indesiderati e sono pronti a cogliere occasioni migliori al di fuori del Regno Unito non appena queste si presentano.
Per concludere, l’effetto Brexit e la propaganda anti-europea hanno sortito l’effetto di incoraggiare molti europei ad andarsene senza bisogno che i britannici dovessero introdurre leggi restrittive all’immigrazione, cosa che peraltro non possono fare fino a che restano membri della UE. Non so come andrà a finire nei prossimi mesi e anni, ma mi pare che il Regno Unito stia diventando meno attraente che in passato per gli europei e che questi hanno iniziato a cercare alternative. Mentre l’immigrazione si può in qualche modo controllare, altrettanto non si può fare dell’emigrazione. Nel caso gli europei decidessero di andare in maggior numero sarà difficile controllarne la partenza e tantomeno richiamarli indietro. Spero che non debba mai venire il giorno in cui i britannici dovessero pentirsi di avere incoraggiato l’esodo di chi ha garantito loro il successo economico degli ultimi 20 anni.