I prezzi della case a Londra avrebbero ormai raggiunto livelli pericolosi, con il rischio crescente di uno scoppio della bolla immobiliare e una severa correzione dei prezzi. In valore, secondo il Land Registry, il catasto inglese, la casa media londinese (media tra centro e periferia) costa oggi 500mila sterline pari a quasi 700mila euro. Ciò equivale a un aumento di prezzo del 9,6% sullo scorso anno e ben del 40% dal 2013, quando i prezzi immobiliari della capitale sono partiti nuovamente al galoppo. I dati, forniti da uno studio della banca UBS si traducono in una forte sopravvalutazione delle case della capitale che si trova ad avere il primato mondiale assieme a Hong Kong.
Secondo lo studio davanti a una lievitazione dei prezzi di tale livello c’è una probabilità del 95% (diremmo una quasi certezza) di una correzione del 30% nell’arco dei prossimi tre anni. Questa forte crescita crea una situazione allarmante sul fronte sociale. Secondo lo studio una persona qualificata con un buon stipendio nel settore dei servizi deve accumulare 14 anni di stipendi per permettersi di acquistare una casa da 60mq. Una spesa che equivale ad affittare lo stesso vano per 30 anni.
La bolla immobiliare sta penalizzando enormemente le classi medie che si trovano costrette sempre più a spostarsi nei sobborghi con un crescente pendolarismo o nel caso di sempre meno giovani professionisti a dividere l’affitto di appartamenti in centro perché’ nessuno è in condizione di fare fronte da solo alle spese. Alle origini della bolla sta peraltro una forte immigrazione a cui fa fronte un risibile aumento di costruzioni per l’edilizia abitativa. Un recente paper del Policy Network, un think thank di centro sinistra l’anca peraltro un segnale d’allarme. Secondo il paper la Gran Bretagna nel suo insieme ha il tasso più basso di costruzioni dei principali sei Paesi del Nord Europa. Ciò si traduce peraltro in crescenti sussidi statali per chi deve affittare dato il forte aumento delle locazioni. Mediamente un affitto in Gran Bretagna pesa per il 52% dei redditi disponibili e ben del 72% a Londra. Risultato: la situazione si fa sempre più insostenibile.