Londra, come Tokio, è una megalopoli, posta all’estremo margine del continente euroasiatico. Tokio, all’estremo Nord-Est, di fronte a sè ha il vasto nulla dell’Oceano Pacifico. Londra, all’Estremo Nord-Ovest, è un bastione sull’Atlantico. Malgrado l’eccentricità, non solo rispetto all’Asia, ma allo stesso Giappone, l’agglomerato urbano di Tokio è ormai come una grande stella da 36 milioni di abitanti attorno a cui ruota una popolazione ben maggiore. Grazie a una rete di collegamenti ferroviari ad alta velocità, la capitale del Giappone agisce come una grande massa gravitazionale che attrae giornalmente con un pendolarismo rapido e sincronizzato metà della popolazione giapponese.
Sarà Londra sempre più simile a Tokio? La domanda se l’è posta Simon Kuper, giornalista del Financial Times, secondo cui la capitale britannica è ormai diventata il centro di quella che egli definisce Londonsphere. Non solo la capitale è infatti in continua crescita, con la prospettiva di raggiungere una popolazione di 11 milioni di abitanti nel 2050, ma con le prospettive dell’alta velocità in Gran Bretagna, che dimezzerà i tempi di percorrenza, ha la possibilità di diventare il centro di una rete in cui tutti gli inglesi saranno collegati rapidamente nel raggio di 250 km, da Manchester (che sarà raggiungibile in poco più di un’ora) fino al Canale della Manica. Non solo: in un’Europa sempre più collegata, Londra sarà sempre più in relazione con Parigi. Kuper, che abita nella capitale francese da anni, non si sente per nulla marginalizzato rispetto alla sua città d’origine, sostenendo che, in giornata, riesce a muoversi agevolmente tra le due capitali, conciliando facilmente impegni di lavoro e di famiglia. Il discorso, considerando i rapidi collegamenti ad alta velocità di Eurostar, può essere esteso a Bruxelles e Amsterdam.
Per il peso che ormai ha assunto, essendo d’altra parte al centro di un’area abitata di 25 milioni nel Sud-Est dell’Inghilterra, Londra è destinata a diventare la stella più brillante della galassia nordeuropea, se non un sole attorno a cui gravitano altri grandi centri come pianeti. I forti legami con l’America oltreatlantico, i rapporti storici con l’Oriente e il fortissimo cosmopolitismo della città non potranno infatti che aumentare la forza di attrazione della capitale britannica. La crescita tumultuosa di Londra sta esercitando una pressione enorme sulle sue infrastrutture e specialmente sulla richiesta di abitazioni. I prezzi immobiliari salgono alle stelle e ciò costituisce un problema se la città vuole mantenere un equilibrio nella varietà della popolazione che vi abita per sostenere la varietà di servizi che offre.
Kuper ricorda che Londra ha già dovuto affrontare una prima crisi di crescita a cavallo tra l’800 e il 900. Una crisi risolta con città satelliti e pendolarismo ferroviario e di metropolitane. Oggi, con l’avvento di internet, la soluzione alla necessità di collegarsi in modo continuo della gente sta trovando una soluzione diversa, con un mix di investimenti in infrastruttura e abitazioni nuove ma allo stesso tempo con la possibilità di lavorare in movimento tra un centro all’altro senza dover cambiare residenza. Londra resta un centro di attrazione ma non necessita più la presenza fisica che era necessaria una volta, fino a 20 anni fa. Ci si può infatti relazionare alla capitale senza esserci, sapendo che comunque nel giro di 3 ore al massimo la si può raggiungere. Londra diverrà di più una città di passaggio con un’offerta di servizi crescente ma non più necessariamente residenziale. La tesi è interessante. Resta il fatto che la Londonsphere non è ancora compiuta e nel frattempo la città, che scoppia per la pressione di chi continua ad arrivare per stabilirsi, sta ancora cercando un punto di equilibrio…