L’economia britannica è tornata a crescere e poggia ormai solida sulle proprie gambe. La luce in fondo al tunnel della crisi si fa sempre più vivida. E il Governo è ormai fiducioso al punto di potere annunciare la fine dell’austerità, o meglio, a essere più precisi, l’inizio della fine. Questo il messaggio del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne in occasione della presentazione oggi del budget, la legge finanziaria britannica. A poche settimane dalle elezioni, previste il 7 maggio, il Governo Cameron canta vittoria su una crisi che è stata lunga e ha costretto tutti a un pesante digiuno, ma assicura che ne è valsa la pena. A partire da quest’anno, per la prima volta in 14 anni, la proporzione della spesa pubblica sul Pil inizierà infatti a rovesciare il trend di crescita, passando dal picco dell’80,4% del 2014-5 all”80,2% l’anno successivo per poi decrescere in modo sempre più deciso e raggiungere il 71,6% nel 2019-20. Nel 2001/2 la proporzione della spesa sul pil era del 36%. L’obiettivo è di tornare allo stesso livello raggiunto ai tempi del laburista Gordon Brown prima che si lanciasse in piani di spesa faraonici negli anni successivi. L’inversione di tendenza sarà ancora più decisa per quanto riguarda il deficit sul pil che dall’attuale 4,5% (era all’8% nel 2009 nella fase acuta della crisi) dovrebbe trasformarsi in un piccolo avanzo nel 2018/19, più precisamente in 7,1 miliardi di sterline in termini contabili. Il furore dei tagli alla spesa, che al ritmo attuale avrebbe portato il Governo a dichiarare un avanzo di 23 miliardi nel 2019/20 si trasformerà dunque in una quindicina di miliardi in meno dato che Osborne allenterà la morsa dell’austerità. La morsa continuerà’ comunque nei prossimi due anni se i conservatori verranno eletti per permettere un piccolo avanzo a partire dal 2018-19. Un’ultima stretta che permetterebbe ai conservatori di pareggiare i conti e poi trovare margini per nuove spese a metà della prossima legislatura. E che è stata condannata dai laburisti oggi all’opposizione come eccessiva ed evitabile.
L’economia peraltro si trova in buone condizioni, con un tasso di crescita del 2,5% previsto per l’anno in corso, una disoccupazione del 5,3% (1,86 milioni di senza lavoro) e dovrebbe procedere a un ritmo sostenuto del 2,3% nei prossimi quattro anni. Per fare ulteriore cassa, e generare altri risparmi per 30 miliardi di sterline da qui al 2017/18 il Governo dovrebbe mettere in vendita 13 miliardi di mutui dalle società di credito ipotecario Bradford and Bingley e Northern Rock, oltre a 9 miliardi incassati dalla vendita di azioni di Lloyd’s bank che detiene in cassa. La lotta all’evasione dovrebbe fruttare altri 5 miliardi e altre tasse sulle banche un altro miliardo.
Non siamo certamente in clima di sprechi ma i buoni segnali all’orizzonte hanno permesso a Osborne di annunciare sgravi in favore di pensionati e risparmiatori, un congelamento delle tasse sui carburanti, sgravi alle tasse sulle compagnie petrolifere in difficoltà per il crollo dei prezzi del greggio e promesse di ritocchi futuri al salario minimo, alle aliquote fiscali (la massima del 40% tra due anni salirà di mille sterline da 42.300 a 43.300) e in prospettiva un rialzo dell’aliquota sull’eredità che attualmente ha un esenzione al di sotto delle 325mila sterline. Quanto ai ricchi, Osborne si mostra ancora una volta severo, dal momento che ha ridotto nuovamente, questa volta da 1,25 milioni a 1 milione, l’esenzione fiscale sul monte pensione. A prima volta sembrano tanti soldi ma, come fanno notare vari esperti, con una speranza di vita di 30anni oltre l’età pensionabile ciò significa concedere un’esenzione al di sotto di poco più di 3o mila sterline annue di reddito da pensione. I pensionati che si trovavano bloccati in schemi salariali con un’erogazione fissa avranno libertà di riscattare in blocco buona parte dei loro capitali se lo desidereranno. Un fatto visto da molti come positivo. Gli incentivi per chi compra la prima casa aumenteranno sotto forma di sovvenzioni ai risparmiatori.
Per concludere, la ripresa britannica è in atto e la speranza verso un futuro migliore inizia a fare capolino. Ma l’economia resta afflitta da bassa produttività dato che nelle fabbriche inglesi si produce in 5 giorni quanto i francesi fanno in 4. Inoltre i tagli al settore pubblico (tranne sanità e educazione) si sono fatti sentire in profondità e il famoso feel good factor, ossia effetto benessere, deve ancora manifestarsi nella mente degli inglesi. Quello di oggi di Osborne, insomma, è un budget della speranza che vuole convincere il Paese che sta andando verso la giusta direzione, ma in buona parte ancora da provare. Il Governo chiede un’apertura di credito e vanta certamente risultati tangibili ma i tempi delle vacche grasse, dopo sette anni di vacche magre sono ancora lontani da venire..