La grave crisi economica in corso e le battaglie sempre piú nerborute da parte di investitori desiderosi di vedere allineate le performance delle aziende quotate con le retribuzioni dei top manager che le guidano stanno avendo un effetto irresistibile di freno sulle retribuzioni. I bonus relativi all'anno fiscale in corso (2012/13) dovrebbero infatti crollare ai minimi dal 1998. Secondo uno studio del CEBR (Centre for Economics and Business Research) i bonus dovrebbero scendere infatti a 2,3 miliardi di sterline (2,8 miliardi di euro) al di sotto del minimo di 2,5 miliardi toccato nel 1998. Lontani i tempi d'oro del 2006-2007 quando, complice la grande bolla finanziaria, i bonus pagati ai dirigenti delle public company raggiunsero rispettivamente 11,4 e 11,6 miliardi di sterline. Una massa di danaro che poteva da sola sostenere buona parte dell'economia della capitale.
Ora la musica è cambiata completamente. Dopo un crollo a 5,3 miliardi nel 2009 sulla scia del crack della Lehman nel 2008 e una ripresa a 7,4 e 6,8 miliardi rispettivamente nel biennio 2010-2011, i bonus sono tornati a cadere a 4,4 miliardi nel 2011, con la prospettiva di dimezzare ulteriormente nell'anno in corso. Il che riflette certamente il pessimo andamento dell'economia: come tutti avvertiamo, quest'anno la crisi rischia infatti di mordere ancora di piú che nel 2009. Ma, soprattutto, riflette un clima regolamentare severo, dettato da ragioni politiche. Il Governo inglese si appresta infatti a passare una legge che lega le retribuzioni al voto degli azionisti in modo indissolubile. Una volta il voto era indicativo, ora diventa cogente. Si sta discutendo ora la soglia di voto. Il ministro del businesss Vince Cable sta spingendo per un gradimento degli azionisti non inferiore al 75%. Il che significa per i top manager un forte controllo da parte della proprietà. Il direttore del CEBR non poteva sintetizzare piú felicemente i nuovi tempi dicendo che < il bonus oggi é il tuo lavoro e non aspettarti molto di piú >. Di questi tempi, d'altronde, avere un lavoro ben pagato è già un grande privilegio.