La finanza è mobile e volubile e si sposta qua e là nel mondo globalizzato secondo convenienza e necessità. Ma la nuova grave crisi dei mercati in atto ha obbligato molte banche a ridurre drasticamente il personale per mantenere i margini di profitto, con una perdita netta di occupati. Specialmente nell'investment banking, che resta il pilastro su cui poggia la City, siamo nuovamente davanti a una demolizione di posti di lavoro. Per quest'anno si prevede che il Miglio Quadrato, che era tornato ad assumere di buona lena nel 2010, perda tra 15mila e 20mila addetti, quasi il 10% del totale. La divisione bancaria d'investimento di RBS ha annunciato da poco tagli a 2mila organici nel settore, a cui si aggiungono 3mila per Barclays Capital, oltre mille per Goldman Sachs, 2mila per il Credit Suisse e 5mila per UBS. Molti sono nella cittadella finanziaria di Londra.
Quanto al settore bancario tradizionale, non strettamente legato alla City, le grandi banche globali britanniche come HSBC, che conta su un esercito di 335mila dipendenti su scala planetaria, hanno la flessibilità per reagire e contenere i danni, perchè possono muoversi su un'ampia tastiera : il colosso bancario ha infatti annunciato 30mila tagli in Occidente (pari al 10% del totale) dove le cose vanno male ma si prepara ad assumerne 20mila in Asia. Altre banche, come Lloyds e RBS, che sono state salvate con i soldi dei contribuenti e stanno ancora smaltendo la sbornia di acquisizioni pre- crisi, dipendono maggiormente dal mercato britannico. Dal 2008 a fine di quest'anno tra tagli avvenuti e annunciati i due gruppi bancari stanno riducendo gli organici di 75mila unità. Inoltre Barclays prevede di tagliarne 3mila solo quest'anno. Insomma, se non possiamo ancora parlare di un "double dip", ossia una doppio tuffo in zona recessione per le economie occidentali, certamente sul fronte degli addetti del settore bancario d'investimento il doppio tuffo è già in atto, anche se le cose finora non vanno così male come nel 2008/2009. L'unico modo di mantenere redditività per gli istituti di credito confrontati a tassi rasoterra e mercati stagnanti è di ridurre i dipendenti. Molti giovani che avevano trovato un primo lavoro un paio di anni fa si trovano nuovamente in difficoltà. Per salvare le banche insomma, banchieri e bancari sono obbligati a prendere la porta d'uscita. E ciò non puo' fare che male all'economia inglese, che dalla City trae grandi benefici: secondo un calcolo spannometrico del quotidiano The Telegraph i tagli ai posti di lavoro nella sola cittadella finanziaria potrebbero costare all'erario in mancate entrate circa 1,3 miliardi di sterline.