Frequento l'Afghanistan dal 1975, quando vi andai con una jeep usata assieme a un amico e lo girai in lungo e in largo per 2 mesi. Ci torno ogni anno dal 2004 per seguire la costruzione di scuole nella provincia di Bamyian, nella valle dei Buddha, che finanzio con un gruppo di amici. Ogni anno vedo afghani, parlo con gente del Governo Karzai e con esponenti delle organizzazioni internazionali. Non sono un grande esperto ma mi sono fatto un'idea sufficiente per capire che, se ci fosse un manuale per spiegare cosa l'Occidente non doveva fare, esso ha fatto. E quanto Obama stia insistendo su questa china, pur nutrito dalle migliori intenzioni. Forse l'unica guerra giusta dal dopoguerra, assieme all'intervento contro la Serbia di Milosevic, si sta trasformando in una trappola mortale, una pena del contrappasso per un Occidente già in crisi con se stesso dopo lo scoppio della bolla finanziaria. Che cosa, insomma, non si doveva fare?
Questa guerra, innanzitutto, era da fare. Giusto o sbagliato che fosse l'Afghanistan era diventato una palestra del terrorismo. Quello ispirato a un islamismo radicale che considera l'Occidente infedele, marcio e decadente. Un islamismo intollerante, che predica un'esistenza sottomessa alla religione, più o meno allo stesso modo di come la Chiesa predicava in Europa tra la caduta dell'impero romano e il XII secolo. Un mondo tutt'altro che ideale, dove la donna è usata per generare ed è considerata un essere inferiore, tra l'uomo e la bestia. Un mondo tribale e violento in cui, al di fuori di un ferreo codice d'onore che tanti romantici ha affascinato, vive arcaicamente in un fragile equilibrio garantito dalla asperità e povertà del territorio che obbliga alla sussitenza. Un mondo che poteva essere lasciato stare tale e quale ma che purtroppo l'Occidente, a partire dall'impero britannico, tormenta, per motivi strategici, dal XVIII secolo. Un mondo, a onore del vero, fatto di guerrieri e predoni che in precedenza tormentavano a propria volta i poveri indù delle pianure con cruente incursioni. L'invasione americana dell'Afghanistan era inevitabile. Militarmente la guerra è stata un successo anche perchè americani e inglesi hanno fatto leva sulle armate delle etnie del Centro Nord del paese (Tagiki, Hazara, Uzbeki, Turcomanni) che dei Taliban-Pashtun non ne potevano più. Dato che non tutti i Pashtun erano Taliban ma quasi tutti i Taliban erano Pashtun, gli americani per evitare una nuova guerra civile, questa volta per etnie, considerando che i Pashtun pesano per il 50% della popolazione, hanno coinvolto subito i Pashtun moderati facendo tornare in patria re Zahir (un Pashtun egli stesso), molto rispettato nel Paese. Fin qui tutto bene. A fatica e lentamente l'Afghanistan poteva tornare a essere un regno islamico come il Marocco o la Giordania o, forse più verosimilmente, l'Arabia Saudita. Con un primo ministro Pashtun (Karzai) sostituibile per volonta' del re laddove non fosse piu' gradito dagli elettori. Un traguardo di cui si sarebbe dovuti essere felicissimi. Invece si è imboccata la china rovinosa. Fieri del loro modello, gli americani hanno imposto la Repubblica, con una costituzione moderna, partiti e democrazia. Tutte cose nobilissime che invece di essere perseguite con gradualità nell'arco di mezzo secolo da un monarca costituzionale capace di usare il bastone qualora fosse servito, a scapito di un po' di democrazia, ha voluto accelerare i tempi. E' comprensibile. Io stesso, finanziando scuole per bambine e incoraggiando la creazione di cattedre femminili, lavoro in quella direzione. Ma qui si inserisce l'errore più grave: se si fosse voluto realmente puntare a una modernizzazione del Paese si sarebbero dovute mobilitare risorse ingenti da subito. Allo stesso tempo, nei primi anni, lo sforzo militare per stabilizzare il Paese e disarmare le milizie avrebbe dovuto essere molto più robusto. Invece, convinti che l'Afghanistan avrebbe badato a se stesso, gli occidentali lo hanno dimenticato, per seguire Bush nella demenziale e dispendiosissima campagna irachena. Quando il polverone dell'Iraq si è diradato, ci si è accorti che ormai la casa dell'Afghanistan era in fiamme. Troppo pochi soldi per lo sviluppo (meno di un decimo che in Iraq che era peraltro un Paese già semi-sviluppato) e troppo poche truppe per vincere ma abbastanza per stuzzicare il vespaio dei neo-talibani incitandoli a combattere una guerra facile. Considerando che l'Afghanistan è montuoso quanto l'Italia ed è grande il doppio del nostro Paese, chiunque può facilmente immaginare che è da ringraziare il cielo che i 60mila uomini della Nato sperduti in un mare di montagne e tra 25 milioni di Afghani non siano stati già circondati e inceneriti come avvenne a fine 1800 con le truppe inglesi. Il motivo è che fino a poco tempo fa la popolazione non era ostile agli stranieri e non aveva alcuna voglia di vedere tornare i talibani, non solo al Centro Nord, dove sono ancora odiatissimi, ma anche al Sud, dove la gente, per quanto Pashtun come i loro capi Talibani, non era proprio felice di vivere a pane e Corano. Io stesso nel 2004-5 ho girato in aree di etnia pashtun in piena tranquillità. E allora? E allora il titanico autogol è andato proseguendo, con un dispiego misero di aiuti allo sviluppo, come la vergognosa strada finanziata dalla nostra cooperazione tra Bamyian e Kabul che annunciata 5 anni fa non è mai riuscita a decollare (fortuna che i coreani e i cinesi ne stanno costruendo una a passo di carica tra Kabul e Herat che taglia l'Afghanistan centrale), con le elezioni che sono solo servite a indebolire e irritare Karzai senza fornire alcuna alternativa praticabile. Additato al ludibrio del mondo perchè corrotto, quest'uomo educato negli Usa, vicino alla famiglia reale, circondato di consiglieri tutto sommato potabili (molti vengono dalle organizzazioni internazionali) è stato totalmente minato e delegittimato. Il nostro furore democratico, che non si applica in modo uguale ad altrettanti paesi islamici piu' o meno autocratici (Libia, Egitto, Giordania, Siria, Marocco, Arabia Saudita, Emirati e via elencando) si è andato scatenando su Karzai, a difesa del "povero" sfidante Abdullah Abdullah. Reo di avere ottenuto il 55% dei voti con la frode Karzai è stato umiliato come uno scolaretto e ridimensionato al 45% con una seconda conta. (In Egitto Mubarak vinse l'ultima volta con oltre l'80%). Poi si è chiesto di votare di nuovo e Abdullah, che essendo dell'etnia minoritaria tagika (25% della popolazione) e sa che non avrebbe mai potuto andare oltre il già generoso 28% del primo turno ha gettato astutamente il tavolo all'aria evitando di dovere ammettere una nuova sconfitta. Non era più facile lasciare Karzai con il suo 55% rubacchiato e, a porte chiuse, dargli una lavata di capo, obbligandolo a includere nel prossimo Governo dei rivali? Karzai, va detto in sua difesa, anche se fosse armato delle migliori intenzioni potrebbe fare ben poco. In un Paese così esteso, diviso in tribù ed etnie, con un esercito di 100mila soldati e una polizia ancora da inventare, non può fare altro se non stringere alleanze con signori della guerra se non vuole vederseli armati alle porte della capitale. Ma noi abbiamo scelto di seguire la strada del giacobinismo applicato al medioevo. Una strada che Obama ha abbracciato in pieno, facendo un errore dopo l'altro. Dopo avere insultato e delegittimato Karzai gli americani ora hanno accolto con soddisfazione la sua vittoria. Facendo un regalo enorme ai Taliban in termini di propaganda: l'Occidente, dopo avere accusato Karzai di inettezza e corruzione ne applaude la vittoria. Peggio: Obama ha preso in negativo due piccioni con una fava: perchè ora anche i Paesi occidentali sanno che mandano a morire i loro figli in difesa di un Governo corrotto. Si poteva fare peggio?