Stiamo uscendo dalla recessione. E' un fatto innegabile. Non è ancora chiaro se sarà un'uscita netta o a sobbalzi, con un'altra scivolata il prossimo anno dopo un rimbalzo nella seconda metà di quello attuale. E' certo che il prezzo pagato è un enorme quantità di debito emesso dai Governi che ha fatto da ammortizzatore sociale per evitare disoccupazione di massa. Era una strada obbligata. Oggi il grande dibattito è su come avverranno i tagli alle spese negli anni futuri per ridurre i debiti presenti. Ma ciò che più interessa sapere è: il prezzo pagato serve per uscire dalla crisi con un nuovo modello economico più sostenibile o torna tutto come prima, agli anni del Corno dell'abbondanza?
A giudicare da quanto sento dire nella City e da quanto si legge sui media, un anno dopo il crack di Lehman Brothers tutto sembra ritornare dove era. I bonus tornano a fiorire e quest'anno molti banchieri si preparano a un'abbondante messe. In alcune banche, mi faceva notare un amico che lavora ai piani alti, si parla nuovamente dopo due anni di strumenti diabolici come Cds e Abs. L'utilizzo di prodotti derivati è nuovamente in piena espansione. D'altra parte, uno studio del think-tank Ippr rileva che i politici non stanno facendo nulla per assicurarsi che questa ripresa parta bilanciata e non rischi di deragliare sul nascere. La solida ripresa di Paesi come India e Cina avverrà inevitabilmente divorando materie prime e creando inquinamento. A quale modello di sviluppo alternativo si ispireranno i Paesi emergenti, dato che non c'è stato alcun serio dibattito ne' si sono create condizioni alternative? Nessuno parla più di effetto serra. Nessuno discute più di scarsità di risorse, anche se il tema è chiarissimo per Paesi come la Cina, che da un costante accesso a vitali materie prime dipendono. Nessuno parla più di alimentazione, se convenga cioé limitare i consumi di carne che creano un effetto moltiplicatore sui consumi di vegetali. Poco si parla della necessità di sostenere nuove tecnologie ambientali. Forse, grazie al debito, questa recessione è stata troppo breve per creare quell'effetto-sofferenza necessario per ripensare a fondo il nostro modello di sviluppo. Che non deve ispirarsi al pauperismo, come piacerebbe a molti, né a teorie economiche strampalate. Ma non parlare del tutto sulla necessità di pensare in grande dopo la brutta esperienza passata è un errore. Secondo alcuni economisti infatti c'è rischio che se tra qualche anno ci trovassimo a fare una ricaduta con lo scoppio di una nuova bolla, questa volta gli effetti potrebbero essere fatali.