Il panico millenarista è un evergreen per il mondo dei media, uno dei temi di presa più sicura sull'opinione pubblica. Ricordate la malattia della mucca pazza? Doveva uccidere alcune centinaia di migliaia di inglesi. E l'influenza aviaria? Decine di milioni in tutto il mondo. Le tragedie preannunciate si sono saldate in poche decine di morti in totale. Ora il piatto è ghiotto più che mai: l'influenza suina, la H1N1, come è nota negli ambienti medici, si preparerebbe a fare strame di vite umane in tutto il mondo, dopo avere ucciso ben 800 persone su scala planetaria. Non c'è due senza tre e anche questa volta i media si sono lanciati a cavalcare la tigre – pardon – il porcello. E ciò specialmente in Gran Bretagna, dove il morbo sta colpendo più duro.
La paura fa 90, tanto che il sito web d'emergenza appena aperto dal ministero della Sanità britannico (Nhs) è collassato oggi sotto la pressione di richieste di circa un milione di persone colpite da raffreddore o influenza e ansiose di farsi una diagnosi online. Esiste anche una linea telefonica diretta forte di duemila telefonisti a pieno regime capace di gestire 200mila richieste al giorno. I diretti interessati o i parenti stretti che agiscono in loro vece, una volta stabilita l'esistenza dell'orrendo morbo, possono ottenere un codice col quale presentarsi in farmacia e ottenere uno dei due farmaci miracolosi che dovrebbero permettere di evitare il peggio: il Tamiflu della casa farmaceutica svizzera Roche o la Relenza della britannica Glaxo-Smithkline. I giornali tabloid sono peraltro pieni di storie di corse all'accaparramento sul mercato nero, di vendite illegali online e di siti dove vengono stoccati i medicinali sotto stretta guardia armata delle forze dell'ordine in località assolutamente segrete. Il rimando ai film catastrofisti americani è evidente e ai confini del puerile. Con le malattie non c'è da scherzare, ovviamente. La H1N1 ha già fatto 31 morti in Gran Bretagna e dato che ormai ha assunto i contorni di un'epidemia, dunque inarrestabile, ne farà certamente molti di più. Quanti? Le stime variano tra un minimo di 18mila e un massimo di 65mila se un abitante su tre contrarraà la malattia come accadde con l'asiatica negli anni '50. Una strage, è vero, su cui vale però la pena di riflettere. L'influenza suina finora si è manifestata, secondo gli specialisti, in modo assai mite, poco al di sopra di una "normale" influenza stagionale, che mediamente fa 12mila morti a "campagna". Il tasso di mortalità è compreso tra lo 0,1% e lo 0,35% e i ricoveri ospedalieri dell'ordine del 2%, in massima parte bambini sotto i 5 anni, vecchi sopra i 65 anni e soggetti a rischio soffertenti di malattie polmonari o cardiocircolatorie. Facendo due conti sulla carta della spesa si giunge alla conclusione che, del totale degli degli ospitalizzati, quasi il 90% se la cava. Se guardiamo ai precedenti epidemici nella sola Gran Bretagna i morti furono 33mila con l'asiatica del 1957-8 e di 30mila con l'asiatica del decennio successivo. Cifre più o meno simili si registrarono in Europa continentale quando il sottoscritto era già al mondo. Ricordo benissimo le due asiatiche ma, contrariamente a oggi, vennero affrontate soltanto con la dovuta preoccupazione e non con scene da carrozzone. C'erano infatti buone ragioni per non esagerare e mantenere le cose in prospettiva: la terribile influenza "spagnola" del 1918-20 fece ben 50milioni di morti in tutto il mondo, più del doppio della Grande Guerra con una letalità del 10% dei 500 milioni di persone infettate (un terzo dell'allora popolazione del pianeta). Io stesso ricordo racconti di anziani che hanno perso amici o parenti durante la terribile epidemia. Da allora il mondo è assai cambiato e ha perso la memoria e la percezione delle cose in un sistema di notizie 24 ore su 24 che distorce o, se vogliamo, dà una prospettiva più isterica e superficiale dell'esistenza. In Gran Bretagna, inoltre, patria dei numeri e delle statistiche, ai media non pare vero di sparare bollettini giornalieri in alcuni casi quartiere per quartiere di Londra con tanto di grafici e tabelle in cui si rende atto del progredire della malattia. Un'ansia anticipatoria, con ritmo martellante che, francamente, non so come potrà essere tenuta viva quando il numero di casi si moltiplicherà inevitabilmente. In Gran Bretagna Londra è stata particolarmente colpita perchè è una delle città più globali del mondo, con traffici planetari continui e massicci. Qualsiasi cosa succeda anche nell'angolo più remoto del pianeta potete scommettere che avrà una ripercussione nella capitale britannica. La quale non brilla peraltro per igiene rispetto a molte altre città europee e tende dunque a peggiorare condizioni sanitarie, che da promiscuità e sporcizia dipendono. Infine, inevitabile sarà il risvolto politico. Per un Governo, come quello laburista al potere, che in 10 anni ha raddoppiato la spesa sanitaria pubblica da 50 a 100 miliardi di sterline, questa epidemia sarà la prova del nove. Se verrà rapidamente e brillantemente superata tanto meglio, altrimenti sarà, per oppositori e media, una ragione in più per bersagliare il premier Gordon Brown, a capo uno dei Governi più indebitati del pianeta, accusandolo di avere sperperato danaro pubblico per nulla.