Famosa ormai più di un capo di Stato, Paris Hilton è l'ossessione dei media anglosassoni. Tanto da attrarre l'attenzione dell'austero Financial Times che, in un articolo a firma di Stephen Cave, si interroga sui meccanismi della fama al giorno d'oggi. Il pretesto viene fornito dalla recensione di tre libri sull'argomento: Fame di Mark Rowlands, The Star as Icon di Daniel Herwitz e The Fame Formula di Mark Borkowski. Il tema è stato anche oggetto di un arguto articolo nel Blog Chelseamia di Alessio Altichieri sul Corriere online. La grande domanda che tutti si chiedono è: può la fama esistere indipendentemente dal contenuto? Insomma, può uno essere famoso senza avere mai combinato nulla? La risposta, a giudicare da vita e opere di Paris Hilton, è positiva. La biondina, che ha un nome da albergo a 5 stelle (non a caso è ereditiera dei proprietari dell'omonima catena) deve la propria fama iniziale al fatto che è ricca e si gode la vita come una "playgirl". Già, ma poi?
Poi.. anzi.. all'inizio, tutto è cominciato quando è circolato in giro per il mondo su internet un video assai spinto in cui la giovane aspirante alla fama veniva colta in effusioni amorose con un compagno di letto. Non si sa quanto volute o quanto rapite, fatto sta che le immagini, invece di spingere la ragazza di buona famiglia a rinchiudersi per sempre in casa (o in albergo) rossa di vergogna, l'hanno proiettata nell'empireo dei famosi. Da allora, grazie a un'abile gestione della propria immagine e alla partecipazione sistematica a party, ricevimenti ed eventi mondani, la Hilton è riuscita non solo a mantenere, ma ad accrescere la propria fama. Secondo alcuni, la sua storia è l'esempio di quanto il nostro mondo sia caduto in basso: una volta uno era famoso perchè inventore, poeta, musicista, eroe di guerra o grande sportivo. Oggi si può essere famosi solo perchè si è diventati famosi in trasmissioni come il Grande Fratello. Altri però rilevano che, anche oggi, diventare famosi non è facile e Paris Hilton, nel suo genere, sarebbe un genio. Altri ancora ricordano, come Borkowski nel suo libro, che non c'è niente di nuovo sotto il sole e che già ai tempi dello star system di Hollywood la realtà era assai più misera di quella dipinta dai press agents dei divi: Hollywood era insomma un letamaio composto da alcol, sesso e droga e, peggio di tutto, tantissima mediocrità. Ciò che conta, insomma, è la confezione rispetto al contenuto. E forse è sempre contato, da quando i vincitori hanno riscritto la storia dei vinti e cantato le gesta dei propri eroi. Chissà che a qualcuno non venga in mente nel nostro caso, sulla scia del successo della Hilton, di lanciare un altro personaggio di cartone, magari un ruspante gallo italico, dal nome improbabile di Milan Grande Albergo..Invece di indignarci della Hilton potremmo insomma farcene beffa e divertirci, sulla scia di comici come Totò o Franco e Ciccio, che facevano la parodia a film seriosi. Nel nostro caso non ci sarebbe neppure lo scrupolo di guastare un'opera con un gesto irriverente. Tutto è comunque esageratamente finto.