Culla della democrazia in virtù della famosa Magna Charta, il primo documento della storia che limitava i poteri del monarca e riconosceva i diritti dei soggetti, tra cui quello a un giusto processo, con il divieto di una detenzione arbitraria (habeas corpus), la Gran Bretagna ha preso una china che i difensori dei diritti civili seguono con preoccupazione. Come prova la recente legge, su cui Gordon Brown si è giocato la credibilità, sul fermo di polizia fino a 42 giorni per gravi reati di terrorismo. La legge è passata in Parlamento tra dure polemiche e per un soffio grazie all’appoggio degli Unionisti nordirlandesi, che hanno così tamponato l’emorragia dei ribelli nel partito di Governo. Per quanto ci riguarda, pensiamo sia una brutta pagina per la democrazia britannica.
L’agenda del Governo britannico davanti ai reati di terrorismo è infatti sempre più dettata dalla polizia. Il fermo, che è passato da 48 ore a 7 giorni nel 2000 a 14 nel 2003 fino ad arrivare a 28 giorni nella penultima versione del 2006, record tra i Paesi civili europei, è stato oggetto di discussione lo scorso anno durante l’ultimo scorcio del Governo Blair circa la possibilità di un’estensione a 90 giorni nei casi più gravi. Il ragionamento della polizia è che i terroristi islamici per la loro natura suicida sono i più pericolosi perchè non agiscono con lo scopo politico di ottenere un risultato ma per massimizzare il numero delle vittime fine a se stesso. A causa degli infiniti "alias" con cui si fregiano molti terroristi islamici, dell’impermeabilità di alcune comunità a cui fanno riferimento e degli sterminati legami internazionali, la polizia sostiene di non avere tempo sufficiente per stabilire i fatti e ha dunque bisogno di un ampio margine di manovra. La proposta dei tre mesi venne immediatamente rispedita al mittente dai partiti d’opposizione e dai difensori dei diritti civili. Ora è passata in versione dimezzata e con numerose salvaguardie come l’utilizzo del fermo in casi assolutamente eccezionali e sotto la stretta vigilanza del Parlamento e del potere giudiziario. La misura è passata perchè molto annacquata ma forse per questo motivo la violazione del principio è ancor più mortificante. Gli oppositori sostengono che non ci sono prove che un fermo di 42 giorni sia più efficace di uno di 28. Intanto, continuano le polemiche sull’utilizzo crescente di controlli da parte di ufficiali degli enti locali che possono filmare cittadini che sporcano le strade piuttosto che l’infinita legione di telecamere che pullulano per il Paese. In complesso, secondo uno studio conservativo della Royal Academy of Engeneering, il numero delle telecamere tra pubbliche e private sarebbe in Gran Bretagna di 4,2 milioni, pari al 20% del totale mondiale. Solo a Londra polizia ed enti pubblici hanno installato per ragioni di sicurezza 10.524 telecamere (dati al settembre 2007). Ogni londinese verrebbe mediamente filmato 300 volte al giorno. Non dobbiamo peraltro dimenticare che il Paese della Magna Charta è anche quello del Big Brother, il Grande Fratello del noto scrittore George Orwell. L’ossessione per la sicurezza è in continuo aumento. Va detto che dopo i tentati attentati dell’estate 2007, sventati per puro caso, la situazione pare abbastanza tranquilla. Ma la polizia e i servizi dicono che non è così, che i terroristi potenziali sono alcune migliaia, sono sempre pronti a colpire e che è necessario vigilare. Come disse una volta Blair la prima libertà è la sicurezza individuale. Ma in nome della sicurezza spesso la prima vittima è la libertà.