I ragazzi inglesi sono sempre più tristi. Al punto che la lobby degli insegnanti Association of Teachers and Lecturers ha chiesto l’avvio di un’inchiesta ufficiale per capire meglio le cause del disagio dei 7 milioni di ragazzi che frequentano le scuole elementari e secondarie, poiché < paiono sempre più infelici e ansiosi >. Il che incide fortemente sul profitto scolastico. Alcune cause sono note e dibattute e già oggetto di studi pubblicati: teppismo, materialismo imperante e, non ultimo, il culto delle celebrità che viene ammanito a mani basse dai media e di fronte al quale i giovani si sentono inadeguati. A cui si aggiunge un insegnamento sempre più meccanico, con continui esami e test che tengono i ragazzi sotto pressione, togliendo loro il piacere dell’apprendimento. Recentemente, l’associazione nazionale dei presidi, la National Association of Head Teachers ha accusato il Governo < di avere presieduto alla morte del divertimento nelle scuole elementari >.
Uno studio dell’Unicef, l’associazione dell’Onu per l’infanzia, aveva rilevato nel febbraio 2007 che i bambini inglesi erano i più infelici del mondo occidentale a causa, tra l’altro, della disgregazione dei nuclei famigliari. Non va dimenticato infatti che la Gran Bretagna è il Paese occidentale con il numero più alto di ragazze-madri. Uno studio successivo su 3,5 milioni di bambini denunciava che i poveretti erano affetti da una sindrome che poteva essere descritta come < perdita dell’infanzia >. Insomma, a quasi duecento anni dai tempi di Oliviero Twist di Charles Dickens ci risiamo: molti bambini inglesi sono trattati da adulti o maltrattati, se non ignorati e abbandonati a se stessi. Oltre a essere sottoposti a pressioni scolastiche eccessive. C’è chi recentemente ha iniziato a criticare l’eccesso di compiti a casa (i bambini inglesi tornano da scuola verso le 17 e dopo i 10-11 anni d’età di solito devono fare un paio d’ore di compiti). Altri si spingono più in là dicendo che i compiti mettono a disagio le famiglie povere e incolte che non sanno come aiutare i propri figli rispetto a quelle di background colto e benestante. Ciò porta a frustrazioni, impotenza e tensioni che si ripercuotono sui rapporti tra i genitori e i malcapitati bambini. A cui si aggiungono i precetti posti dal Governo laburista, stilati ai tempi del segretario all’Educazione David Blunkett, che danno alle scuole le direttive del tempo durante il quale i bambini debbono applicarsi a casa . Un regolamento che spinge gli insegnanti, per seguire le procedure, a caricare i giovani di compiti. E’ un fatto che in Inghilterra c’è l’ossessione dell’educazione. Un tema su cui i giornali scrivono ogni giorno. Anche perchè le scuole pubbliche continuano a funzionare male e quelle private costano una fortuna. Col risultato di creare un sistema a due velocità, che è un problema strutturale del Paese a cui i vari Governi che si sono succeduti non hanno mai dato una soluzione adeguata. La pressione sui giovani peraltro esiste, come posso testimoniare personalmente dalle ore lavorate che passa mio figlio a fare compiti protratte fino a dopocena, dopo avere iniziato la giornata scolastica alle 8.30 di mattina. Fortunatamente in Inghilterra non si va a scuola sabato e domenica. In ogni epoca e in ogni Paese ci sono lamentele sull’eccesso di lavoro inflitto ai giovani. E’ una critica ricorrente e forse non vale la pena darle troppo peso. Ciò che preoccupa invece è l’infelicità dei ragazzi. Questa deriva certamente in buona parte da una società che ha pochi valori da offrire, che è paranoica nella mania del controllo e della sicurezza e idolatra attricette e cantanti senza guardare ad altri modelli più edificanti. E’ poi un fatto che le scuole sono diventate esamifici fine a se stessi, con l’obiettivo burocratico di selezionare invece che offrire un insegnamento di vita. Sempre più istruzione insomma, a costo dell’infelicità, e sempre meno educazione piena che liberi il potenziale dell’individuo.