Quando gli immigrati non sono mai integrati

Per gli oltre 3 milioni di europei che vivono nel Regno Unito le preoccupazioni non finiscono mai. Malgrado le  riassicurazioni del Governo su un futuro sereno per i cittadini UE che si sono stabiliti nel Paese, l’incertezza e l’ansia sono tornate a fare capolino dopo che è emerso che circa 50mila immigrati dal Commonwealth sbarcati nel Regno Unito tra il 1948 e il 1971 sono a rischio di deportazione. In altre parole, persone che sono giunte nel Paese in perfetta buona fede con offerte di lavoro e hanno passato una vita sull’isola e oggi attraversano la terza e quarta età, si sono ritrovati apolidi e indesiderati dopo che è emerso che l’ Home Office, il ministero dell’Interno, ha distrutto nel 2010 le loro carte di sbarco, cancellando le prove del loro passato in mancanza di altri documenti d’identità. Lo scandalo è emerso dopo che alcuni britannici di origine giamaicana si sono visti negare l’assistenza sanitaria (con casi deplorevoli come un malato terminale di cancro) perché non cittadini UK o il rientro in Gran Bretagna per chi era andato temporaneamente all’estero perché non munito di documenti di cittadinanza validi. Insomma, per migliaia di persone anziane che pensavano di godersi la meritata pensione nella loro seconda patria si è aperto uno scenario da incubo.

Dopo un periodo di visibile imbarazzo il Governo è corso ai ripari promettendo di garantire la cittadinanza a tutti i rappresentanti della Windrush generation, la generazione che ha preso il nome dalla nave che ha sbarcato il primo drappello di immigrati caraibici nel 1948. Costoro avevano ottenuto per legge nel 1971 il diritto di stabilirsi permanentemente nel Paese ma non venne loro data una documentazione che provasse il loro diritto. Cosi’, quando nel 2012 il Governo (con Teresa May ministro dell’Interno) passò la legge per cui chiunque cercasse lavoro o volesse godere dei diritti di cittadinanza doveva esibire la documentazione necessaria, si aprì l’inferno nella vita di molti. La sanatoria pareva avere risolto l’imbroglio, fino a quando non è emerso che il Governo voleva scientemente liberarsi di migliaia di persone. Lo Home Office aveva infatti stabilito delle quote-obiettivo annue di deportazione di persone con documenti non in regola. Tanto che un promemoria interno del ministero vantava la riuscita deportazione nel 2015/16 di oltre 1500 persone rispetto a un target di 1.200. Per il 2016/17 il target saliva a 12.800. I più cinici hanno pensato che il Governo conservatore, a conoscenza della situazione, aveva teso una trappola alla Windrush generation, prima privandola di una identità nel 2010 e poi espellendola con la crudeltà che si esercita sui più deboli. I media hanno tartassato senza tregua il ministro degli Interni in carica, Amber Rudd, che dopo avere negato tali documenti interni esistevano, ha dovuto ammetterne l’esistenza, scusandosi però di non esserne al corrente. Una situazione altamente imbarazzante e spiacevole perchè la Rudd, secondo molti, si è trovata a fare da scudo umano al Primo ministro May che sedeva al suo posto agli Interni quando il giro di vite sull’immigrazione era stato architettato.

Morale della storia: nella migliore delle ipotesi il Governo conservatore esce con un’immagine di incompetenza e cinismo che non fa proprio gioco in questo momento. Entro tre anni il Governo dovrà infatti trovare una soluzione pratica ai problemi degli oltre 3 milioni di europei che risiedono sull’isola e che si aspettano come promesso che i loro diritti di residenza vengano onorati. Dopo il pasticciaccio dei 50mila del Commonwealth quali sono le garanzie che il Governo riesca a processare in tempi brevi oltre 3milioni di europei per dar loro diritto di residenza? Considerando che chi chiede oggi il certificato di Permanent Residence deve sottoporsi a un calvario lungo mesi in cui deve fornire prove documentali della propria permanenza. Che pandemonio nascerà se si dovesse applicare la stessa regola a milioni di persone? Il Governo ha le risorse per eseguire? Insomma, dopo l’incidente della Windrush generation il grado di fiducia degli stranieri residenti nei confronti delle istituzioni britanniche è ai minimi termini.