In Inghilterra è scattato l’allarme obesità

Una volta gli obesi erano una categoria rara: persone che soffrivano di disfunzioni o, più spesso, benestanti buongustai che si abbandonavano senza freni ai piaceri della cucina. Il grado di povertà era proporzionale al livello di magrezza da malnutrizione. Oggi il mondo è cambiato, al punto che il numero di persone che muore per cause legate all’ipernutrizione ha superato quelle che periscono per malnutrizione. Con costi crescenti per i sistemi sanitari. Da un lato, il motivo va ricercato nell’accresciuto livello di benessere collettivo. D’altro canto, se si guarda più da vicino, si scopre che, paradossalmente, nel mondo sviluppato, sono i poveri a essere più grassi. In altre parole, l’obesità riguarda in massima parte i poveri del mondo sviluppato, dove sono le classi benestanti a mantenere la linea. Obesa è una persona che pesa oltre il 20% di quello che è il suo peso ideale, ossia che ha un indice di massa corporea superiore a 30. La norma è 25. Tra 25 e 30 si è sovrappeso. Fino a 35 si è moderatamente obesi e sopra 40 si è fortemente obesi. L’indice prende in considerazione una serie di fattori oltre al peso, quali il sesso l’altezza, l’età.

Nel mondo anglosassone il problema è particolarmente grave. In America soprattutto, ma anche nel Regno Unito, il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti, al punto che Public Health England (PHE), l’autorità che si occupa di vigilare sulla sanità pubblica in Inghilterra, ha lanciato un grido di allarme, spiegando che, per rientrare dall’eccesso di peso, la gente deve mettersi a dieta limitando il consumo di calorie nei tre pasti quotidiani a 1600, divise in 400 per la prima colazione e 600 l’una per pranzo e cena. Secondo il PHE, il problema ha assunto proporzioni allarmanti tra i bambini, con i maschietti che consumano tra 140 e 500 calorie in più del dovuto, praticamente l’equivalente di un pasto in più al giorno, e le femmine tra 160 e 290. Mediamente, gli adulti consumano giornalmente circa 300 calorie più del dovuto. In condizioni normali,  un uomo adulto per mantenere la linea, non deve superare le 2500 calorie giornaliere e una donna le 2000. Il tutto partendo dal presupposto che l’individuo in questione abbia anche una vita attiva.

L’organismo di vigilanza, che non ha alcun potere costrittivo ma soltanto esortativo, ha anche chiesto all’industria del settore di puntare a ridurre del 20% le calorie dei prodotti destinati alle famiglie. In particolare, viene chiesta la riduzione di zuccheri (fonte principale di calorie) seguendo tre linee di condotta: ridurre le dimensioni delle confezioni, ridurre la composizione di zuccheri nei prodotti e incoraggiare i consumatori a comprare prodotti con calorie basse. Il PHE cita come esempi di cibi altamente calorici le pizzette, i panini, gli snack di ogni genere, i prodotti a base di carne e i piatti pronti.

L’obesità sta diventando un vero e proprio flagello e, secondo il PHE, una riduzione dei contenuti calorici potrebbe ridurre le morti premature dovute a cattiva alimentazione in Inghilterra di 35mila unità nei prossimi 5 anni.  Oltre a fare risparmiare al servizio sanitario nazionale (NHS) 9 miliardi di sterline (10 miliardi di euro) nei prossimi 25 anni. Non riuscendo a contenere la domanda di quello che passa comunemente con il nome di trash food , ossia letteralmente “cibo spazzatura”, il Governo di Londra ha deciso di passare al lato dell’offerta, emettendo una severa esortazione all’industria del settore. Un bambino inglese su tre di età compresa tra i 2 e i 15 anni è sovrappeso o obeso, con gravi implicazioni sul suo futuro stato di salute.

Peraltro, è difficile addossare tutte le colpe agli obesi, accusandoli di scarsa volontà. Fino a una ventina di anni fa gli obesi erano rari, malgrado le dimensioni di una barretta di cioccolata fossero superiori a oggi. Allora la gente non aveva maggiore fermezza d’animo di oggi. Secondo Jamie Oliver, il famoso chef britannico che del mangiar sano ha fatto un vessillo con campagne di sensibilizzazione nelle scuole, le classi basse vivono in una bolla tossica da cui non riescono a uscire. Non hanno cultura alimentare ma, soprattutto, non possono permettersi cibo sano. Secondo Oliver < se uno può permettersi soltanto cibo spazzatura, mangia cibo spazzatura >. Se si pensa che una confezione di patatine costa 30-40 pence e spesso viene data dai genitori ai bambini per calmare la fame, si può capire quanto le soluzioni a buon mercato siano a portata di mano.

Il Governo di Londra ha peraltro lanciato un piano anti-obesità decennale mirato specialmente ai bambini. Per spingere sull’acceleratore del salutismo, Londra ha introdotto una tassa sulle bevande zuccherate e frizzanti. La mossa pare aver pagato, dato che dal 5 marzo tutti i maggiori supermercati hanno fatto un passo in più vietando la vendita di bevande energetiche, ad alto contenuto calorico, ai ragazzi al di sotto dei 16 anni. Secondo anticipazioni di The Times Theresa May si preparerebbe inoltre a passare una legge che riduca le campagne pubblicitarie per i cibi spazzatura e le promozioni “paghi uno e prendi due” su dolciumi e biscotti.

In Italia, fortunatamente, anche nelle zone più arretrate del Paese o nelle classi più sfavorite, abbiamo ancora una sana cultura alimentare, oltre a ingredienti di migliore qualità. Purtroppo, la cultura dello snack o del piatto pronto sta avanzando anche da noi, oltre alla pessima abitudine, imperante nel mondo anglosassone, del mangiare a getto continuo, ingurgitando fuori pasto ogni sorta di cibo in piedi, per strada o sui mezzi pubblici.

Il tema è certamente delicato, là dove si scontra con la libertà di scelta della gente. Ma l’argomento vale anche per il fumo, che ormai è sottoposto a restrizioni crescenti in tutto il mondo, o l’abuso di alcol. Si potrebbe obiettare che il fumo ha un elemento negativo in più, perché nuoce anche a chi lo inala involontariamente. L’obesità porta peraltro ad altri inconvenienti, come la dimensione dei sedili nei mezzi pubblici, o la messa a dura prova di strutture concepite con tolleranze più basse. Ma, alla resa dei conti, l’aspetto principale è il costo sul sistema sanitario e il costo di sostituzione, ossia i soldi liberati per curare altre emergenze sanitarie se il numero degli obesi fosse inferiore. L’obesità aumenta notevolmente i rischi di ammalarsi di diabete di tipo 2, di malattie cardiocircolatorie, di calcoli alla cistifellea, di alta pressione, apnea nel sonno e di vari tipi di tumori.