Quell’esercito di militanti islamici che si nasconde nel Regno Unito

Le origini dei tre militanti che hanno compiuto una nuova strage a Londra, questa volta nei dintorni di London Bridge, confermano ancora una volta che gli attentatori non sono immigrati di primo pelo. Tutti e tre vivevano a Londra: Khuram Butt, il capogruppo di origine pakistana, aveva addirittura passaporto britannico, mwntre gli altri due, Rachid Redouane e Yousuf Zaghba andavano e venivano da due altri Paesi UE in cui vivevano, rispettivamente l’Irlanda e l’Italia. Come affermava recentemente Andrew Parker,  capo del MI 5, i servizi di spionaggio interni britannici, è triste dovere constatare che < ci troviamo di fronte a gente che ha deciso di dichiarare nemico il Paese in cui sono nati, cresciuti e sono stati educati >. Ancora una volta, insomma siamo davanti a giovani che si sono male integrati, al punto da essere pronti ad ammazzare la popolazione del Pese ospitante. Secondo le prime testimonianze, Butt non ha fatto mistero più volte di disprezzare il comportamento “indecente” delle donne londinesi.

Quello che impressiona di questo gruppo di disadattati fino alla follia omicida,  è che apparentemente sono una legione: negli ultimi giorni il Governo e le autorità britanniche hanno ammesso che sul suolo del Paese ci sarebbero circa 23mila persone che potrebbero potenzialmente compiere atti terroristici e che 3mila di queste sono sotto sorveglianza, anche se non su base continua, dato il forte dispiego di energia e forze che questo tipo di operazioni  assorbe. Si tratta di un  vero e proprio esercito potenziale che si muove nell’ombra. Le forze dell’ordine hanno fatto finora un lavoro egregio, sventando negli ultimi 3 mesi altri 5 complotti e dimostrando una capacità di intervento quasi fulminea, sia nel caso di Westminster sia ieri a London Bridge dato che hanno ammazzato i tre complici accoltellatori soltanto 9 minuti dopo che questi hanno iniziato ad aggredire gente inerme per le strade.

Il problema però è lontano dall’essere risolto, data la disparità delle forze in campo. Bisogna infatti considerare che dietro ogni attentatore, se si eccettuano i casi di squilibrati fanatici solitari, vi sono spesso molte altre persone che aiutano nella logistica, permettono rifugi e coperture. Ciò che preoccupa è che il disfacimento militare convenzionale dell’Isis, stretto in una morsa sia in Iraq sia in Siria, sta causando la fuga e spesso il “rimpatrio” di molti militanti di origine britannica e europea che sono andati a combattere all’estero e ora si apprestano a continuare in casa propria. Difficile stanare costoro, specie se godono della copertura del passaporto nazionale e godono di protezioni omertose in casa propria.

Il Primo ministro Theresa May ha detto a chiare lettere di non essere più disposta a tollerare la situazione:  < enough is enough > ha sillabato, ossia la misura è colma, lasciando intendere che il Governo di Londra potrebbe passare alle maniere forti. Ha anche lasciato intendere che le pene carcerarie potrebbero aumentare anche per reati minori legati al terrorismo oltre alla possibilità di dare un netto giro di vite alle attività in rete.  Ai tempi degli attentati di Londra del 2005, Tony Blair annunciò una serie di misure antiterrorismo che molti considerarono liberticide, compresi i conservatori. Ora sarà interessante vedere che intende fare il Governo conservatore in carica, considerando che ci troviamo a meno di una settimana dalle elezioni e che la tensione emotiva dell’opinione pubblica è molto alta. Un fatto è certo: durante i 7 anni dell’era May, prima come ministro degli Interni e poi come Premier, la polizia ha subito fortissimi tagli sia di risorse che di personale, pari a quasi 47 mila unità. Per quanto la May abbia insistito in queste ore a spiegare che le rimanenti forze sono state riqualificate con un aumento di poliziotti armati inquadrati in forze speciali, è un fatto che anche la quantità conta e un maggiore numero di poliziotti per le strade avrebbe assai probabilmente aiutato a controllare il terrorismo islamico non fosse per attività di monitoraggio e polizia di quartiere. Specialmente se è vero che i soggetti pericolosi sono oltre 20 mila…