Home sweet home, those happy days are gone…

England_london_chamberlayneroad E’ ufficiale. Per la prima volta da 16 anni i prezzi delle case inglesi sono scesi su base annua. Secondo i dati di Nationwide, una società di mutui, in aprile si è registrato un calo dell’1,1% su marzo, il sesto calo mensile consecutivo, pari a una flessione dell’1% sull’aprile dello scorso anno. In altre parole, oggi il prezzo della "casa media" inglese è sceso dell’1% rispetto a un anno fa, all’aprile 2007, da 179.110 a 178.555 sterline. La correzione è iniziata. Quanto è seria? quali le implicazioni per le decine di migliaia di italiani che hanno una casa di proprietà in Gran Bretagna? La spiegazione è complessa e merita un poco d’attenzione.

Innanzitutto i dati che vengono pubblicati sono medi a livello nazionale e, ad esempio, a Londra House_44613238_hous_price_gr_226__2 in certi quartieri i prezzi hanno continuato a salire, seppur lievemente. Così come, follemente, le case di fascia altissima della capitale (sopra i 2-3 milioni di sterline) continuano a essere contese dagli ultraricchi. Come accadde durante la scorsa terribile recessione del 1990-92 vi sono peraltro areee più o meno a rischio e per quanto queste cose vadano prese con un gran pizzico di sale, secondo uno studio pubblicato dal quotidiano londinese della sera Evening Standard i comuni più a rischio di calo prezzi della Grand Londra sono Barking, Poplar e Hackney & Shoreditch (ne riferiremo in un pezzo a parte sulla Grande Londra) mentre la zona centrale, se si eccettua Vauxhall, e per certi versi, Battersea, dovrebbe essere al riparo da forti correzioni. Come pure a livello nazionale sono più a rischio le case nel Nord Est rispetto al Sud Est. E’ un fatto comunque che la crescita ininterrotta dei prezzi in atto dal 1996 è finita. E’ un fatto che le erogazioni di nuovi mutui stanno crollando. Secondo l’Associazione bancaria britannica (Bba) i nuovi mutui approvati per erogazione in marzo sono franati del 44% a 64mila. Le banche hanno reso più difficili le condizioni dei mutui a tasso fisso (che sono il 47% del totale per 5,5 milioni di persone) e chi si trova a doverli rinnovare rispetto a un paio d’anni fa, quando li contrasse (periodo minimo di durata di un contratto) deve ora pagare un punto percentuale in più se non 2 nel caso il mutuo precedente a tasso fisso fosse triennale o quinquennale. La gente non riceve più prestiti facilmente, dunque compra meno e chi compra ha ora il coltello dalla parte del manico. I prezzi ievitabilmente scendono. Di quanto? Questa è la domanda da un milione di dollari, o meglio, di sterline. Le previsioni vanno dal 5 al 30%. Nella fascia degli ultra-pessimisti rientra nientemeno che un membro del Comitato monetario della Banca d’Inghilterra, David Blanchflower,  che parla di un calo dei prezzi di un terzo nei prossimi due-tre anni. Capital Economics, il think-tank guidato da Roger Bootle, che da tempo parla d’insostenibilità dei prezzi delle case britanniche prevede un calo del 20% entro fine 2009. Dato che dal picco storico raggiunto nell’ottobre 2007 i prezzi sono già scesi del 4,2%, secondo Capital Economics siamo a un quinto del cammino della correzione. Su scala media e nazionale, ricordiamolo. Una cosa è certa: bisogna allacciarsi le cinture. Da oggi è iniziata la manovra di atterraggio, speriamo morbido.